domenica 23 marzo 2025

Erinnern

Sentieri sommersi di memorie, tra solitudine e silenzi, piangono la nostra assenza. Il vento, quando passa, si ferma e ascolta echi lontani, poi piange e se ne va. Vorrei salire fin lassù e rivedere la tua casa, baciata dall'azzurro di un cielo che non ho dimenticato. Ma non posso. Sono troppo anziano e, sul mio volto, il sorriso del tramonto. A volte, ricordare m'intimorisce e sogno il cielo di primavera a farmi compagnia. 

Ci sono ancora, nel cortile sotto la quercia, quelle due sedie? Dimenticavo che quel piccolo borgo, nascosto sulle alture dell'appennino, ha un nome: I Boschi.

domenica 16 marzo 2025

War es wer

Quella notte di un lontano giorno di metà novembre, gravava una fitta, densa nebbia nel piccolo borgo di Casa del Monte. Solo una porta era aperta come un'attesa. Un uomo, o forse un monaco, con un lungo tabarro nero, entrava furtivo in quella casa. La porta veniva chiusa e il pianto di un bambino interrompeva lo strano, misterioso silenzio in quella notte di metà novembre. Forse è una leggenda, ma i montanari raccontano che, a metà novembre, quando la nebbia è fitta e densa a Casa del Monte, il fantasma di una nobile signora si aggira davanti a quella casa ormai in rovina e ascolta lamenti lontani. 

domenica 9 marzo 2025

Einsamkeit

Aisha! Tu sei una rosa profumata e vagabonda, che cammina nel deserto e parla di me alle stelle. Io sono quel vecchio che ti cerca tra le ombre dei fiori nei boschi montani, mentre un malinconico vento accarezza l'erba verde. 

domenica 2 marzo 2025

Komm


 Un tempo, ero il tuo poeta. Da quando ti ho perduta, scrivo versi su fogli sparsi con parole d'attesa e di speranza. Aisha! Fiore triste del deserto, rapito dagli angeli, questa notte vienimi in sogno e rimani fino all'alba. Gli angeli ti riapriranno il balcone del cielo. Chiuderò quel sogno in una teca. 

domenica 23 febbraio 2025

Meine einzige liebe


Sono solo, seduto sulle rive del Lemano, e il maniero si specchia nelle calme, profonde acque del lago. È qui che ho scritto quella poesia che tu amavi tanto. In questo luogo, è rimasta la mia anima,che mi rammenta momenti e giorni felici di un passato lontano. Cosa resta di tutto questo? Mentre ricordo, una falena si posa leggera sulla mia spalla e ascolta il mio dolore. Con lo sguardo, vago lontano e cerco quel viso tanto amato, ma rimane soltanto la luce del tuo ricordo. Chiudo gli occhi e tento di catturare la tua immagine, e nel silenzio ti sento piangere. 

Sul mio volto, sostano le ombre della sera.

domenica 16 febbraio 2025

Il vecchio, il gatto e il tango

Questa è una storia vera che, raccontata oggi, può far sorridere. Erano i lontani anni Cinquanta del secolo scorso. Nel mio piccolo borgo dell'appennino tosco-emiliano, era tornato un vecchio dall'Argentina, dove non aveva trovato fortuna. Quando parlava il dialetto, l'alterava e, nel borgo, veniva chiamato "l'argentino". 

Si diede da fare e, in qualche modo, sistemò la sua casa malridotta. Sradicò ortiche,erbacce e sterpaglie da un fazzoletto di terra e vi fece un orto. Impagliò una vecchia sedia e aggiustò una panca, per poi portarle sul portico. Sulla sedia mise un grammofono e ogni giorno, prima del tramonto, prese l'abitudine di sedersi insieme al gatto sulla panca e ascoltare un tango. 

Io ero un bambino e sia il vecchio sia il gatto si affezionarono a me, come io a loro. Quel vecchio, arrivato in silenzio, se ne andò per sempre in un giorno d'estate, quando il sole fatica a morire. Di sera arrivò il sacerdote per recitare il rosario. Io ero sul portico insieme al gatto, che non mi abbandonava. Qualcuno chiese al sacerdote se fosse possibile ascoltare un tango o se fosse un peccato. Il sacerdote diede il suo consenso e si fermò ad ascoltarlo. 

A me rimase il gatto, il ricordo di quel vecchio e le struggenti note del tango.

domenica 9 febbraio 2025

Racconto sospeso

Come in un sogno, ricordo le vigne mentre si addormentano sulle colline delle Langhe, e i tramonti velati da pallida nebbia e da luci di malinconia. Rivedo mio nonno quando tornava alla cascina assieme al cane e odorava di verderame. Di sera, accendeva un piccolo lume a petrolio e la fiammella non violentava il buio della stanza. Mi raccontava storie e leggende del nostro appennino, e non aveva dimenticato il canto del maggio. 

Quando tornavo a casa, mi dava un bacio e, sussurrando, diceva: "Appena arrivi lassù, metti un cero alla nonna che non hai conosciuto, e dille una preghiera". 

Da sempre, porto con me un sogno impossibile: accendere lo stoppino di quel piccolo lume a petrolio nella stanza buia, e rivedere la luce di quella fiammella. Poi chiudere gli occhi e ascoltare quel lungo racconto rimasto sospeso.