Vigneti che dipingono le colline ondulate delle Langhe, e stretti sentieri di fragile terra e, tra i filari, il respiro del sole bacia la lieve foschia. Di notte, la luna si avvicina e, timida, ascolta segreti, sogni e ricordi di gente e poeti che tanto amarono queste colline; e a volte piange di nascosto insieme agli angeli.
Oggi un dolce velo di malinconia dà luce al mio viso segnato da numerosi autunni, e ritorno bambino. Rivedo la cascina in cui viveva mio nonno, e nel pendio le vigne. Di sera mio nonno, nella piccola stanza che odorava di verderame, accendeva lo stoppino di un piccolo lume a petrolio. Si sedeva e ricordava il suo lontano appennino, dove cantavano il " maggio" e dove, in autunno, si raccoglievano le castagne da portare nel metato ad essiccare. Come sempre, prima di partire diceva: "Antonio, mi raccomando, quando torni a Vitriola metti un fiore di bosco e un cero sulla tomba della nonna che non hai conosciuto".
Mi resta un sogno impossibile: ritrovare quel piccolo lume a petrolio, accendere lo stoppino, sederci e continuare quel discorso interrotto.






