domenica 23 dicembre 2007

Auguri

Tantissimi Auguri di Buone Feste a tutti!

sabato 22 dicembre 2007

In the morning you always come back

Lo spiraglio dell'alba
respira con la tua bocca
in fondo alle vie vuote.
Luce grigia i tuoi occhi,
dolci gocce dell'alba
sulle colline scure.
Il tuo passo e il tuo fiato
come il vento dell'alba
sommergono le case.
La città abbrividisce,
odorano le pietre-
sei la vita, il risveglio.

Stella sperduta
nella luce dell'alba,
cigolio della brezza,
tepore, respiro-
è finita la notte.

Sei la luce e il mattino.

(di Cesare Pavese, tratta dalla raccolta: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi)

domenica 16 dicembre 2007

La luce delle stelle

E' scesa la notte. Le luci non deturpano le nere e misteriose montagne. Solo le stelle e il blu del cielo infondono una luce e una pace paradisiache.
Oltre c'è il buio, e più oltre vedo un angelo che corre, corre, corre. E si dissolve nell'oscurità.

Silenzio

E' mattino. Nel bosco la brina compatta il grande tappeto di foglie. Gli alberi, scheletri, guardano impauriti il cielo. Un uomo cammina leggero, i suoi amici stanno dormendo.
Tornerà a primavera.

giovedì 6 dicembre 2007

Solitudine

Un pallido sole scivola dalle montagne, e manda riflessi di luce sul lago. Un antico castello, dimora di una divina figura, scomparsa nessuno sa dove, sembra in attesa del ritorno, che più non sarà.
Un uomo passa in fretta, pronuncia il suo nome. Un cigno nero veloce s'allontana.

Lo straniero

Il maniero solitario e maestoso s'affaccia sulle gelide e malinconiche acque del lago, incorniciato da alte montagne. Una leggenda di questa regione racconta di un uomo, forse proveniente dal sud, che ogni inverno dimora nel castello. Munito di canocchiale, tutte le mattine apre una finestra e guarda il battello passare, mentre i cigni escono dall'acqua e osservano la scena, silenziosi e sbigottiti.
Quando il battello scompare, la finestra si chiude, i cigni tornano in acqua e il mattino dopo tutto si ripete.

venerdì 30 novembre 2007

Il Natale degli gnomi

Sul finire di settembre ero solito fare visita ai miei amici gnomi. Appena arrivato e dopo un'accoglienza sempre calorosa, mi conducevano subito nell'infermeria, luogo da me particolarmente amato a causa del garbo e della cura con cui trattavano gli ospiti, feriti o ammalati, di queste meravigliose foreste della Garfagnana.
Una volta mi capitò di notare una presenza sconosciuta: un lupacchiotto, che mi osservava con occhi più che umani, e che addirittura mi sorrideva. Vedendo la mia sorpresa, uno gnomo mi spiegò:"L'ha portato una lupa perché era ferito. Fra qualche giorno tornerà a prenderlo, essendo ormai guarito". Poi precisò: "Prima che la neve copra tutto viene il branco, e ci accompagna in luoghi persino a noi sconosciuti, indicandoci legni, radici, cortecce, bacche dai colori mai visti, e muschi con bellissime sfumature di verde. Tutte cose che ci sono utili durante il lungo inverno. E' la ricompensa dei lupi per le cure che prestiamo loro quando ne hanno bisogno".
In seguito iniziammo a parlare del Natale. Io feci notare che questa festa è uno straordinario avvenimento, celebrato su tutta la Terra, e chiesi se anche loro lo festeggiassero. Sorridendo, con occhi sognanti, lo gnomo mi spiegò: "Nella sala comune viene allestito il presepe; raccogliamo, sul grande tappeto formato da cortecce e da muschio, una foglia per ogni varietà di piante. Con le diverse sterpaglie, le erbe quasi secche e la terra leggera, facciamo la capanna e vi poniamo una culla di erbe profumate. Qui adagiamo, al tramonto, il bambino Gesù, e lo contempliamo tutti insieme. Poco dopo arrivano i lupi, che si accovacciano vicino a noi con lo sguardo rivolto al bambinello. A mezzanotte avviene il celestiale evento. San Franceso d'Assisi entra con un bambino Gesù di terracotta in mano, toglie il nostro dalla culla e vi depone il suo. Questo è lo scambio dei nostri doni. Dopo, San Francesco benedice tutti a uno a uno, saluta e se ne va accompagnato, per un breve tratto, dai lupi. E torna in Paradiso".
Ascoltato questo racconto, compresi che San Francesco scendeva dal Cielo solo per loro, perché lo meritavano. E capii che la mia presenza avrebbe impedito, quell'anno, la sua venuta. Per un attimo desiderai essere uno gnomo.

Quando lasciai i miei amici del bosco, durante il cammino vidi nuvole biancastre rincorrersi in cielo, e ogni tanto montagne candide. Sembrava quasi che una figura angelica mi conducesse, per mano, verso quelle montagne innevate, alte e maestosamente solitarie: era forse un sogno?
Un ultimo sguardo; ma dopo, mestamente, cominciai a scendere per tornare a casa.

sabato 24 novembre 2007

Il bosco d'autunno

Era d'autunno, e girovagavo per boschi montani. Antichi castagni e querce con profonde ferite, provocate da tremendi temporali, mi facevano compagnia. E passo dopo passo calpestavo foglie dai colori che nessun pittore potrebbe mai riprodurre; e qualche tremolante fiore, prima di morire, desiderava che qualcuno lo guardasse.
In lontananza, montagne innevate, e il mio pensiero a un sogno da sempre pensato.

martedì 13 novembre 2007

Tisana di fiordaliso


Indicazioni: nevralgie, reumatismi, congiuntiviti
Ingredienti: fiori e tutta la pianta di fiordaliso
Preparazione: infuso (10 minuti); decotto (5 minuti)

Questo splendido fiore delle messi, ahimè assai rarefatto, ha notevoli proprietà depurative, diuretiche, antireumatiche e calmanti. Dalla pianta tritata (2 prese per tazza), si ricava per infusione un preparato da assumere tre volte al giorno tra i pasti.
Il decotto ottenuto per bollitura dell'intera pianta (15-25 grammi per litro d'acqua) è antireumatico e antinevralgico. Questo stesso liquido può essere impiegato nella cura esterna della congiuntivite; 25 grammi di pianta tritata, messa a macerare in un litro di birra, fungono da rimedio ai dolori reumatici.

domenica 11 novembre 2007

L'uomo solo

Il cielo si fece cupo, e in fretta gli animali corsero alle loro tane. Dalle cavità dei vecchi castani, occhi di picchi e di gufi curiosi. Poi il temporale.
Un uomo, solo nel bosco, si guardò intorno: non c'erano tane. Guardò in alto, vide una luce, e si rasserenò.

mercoledì 7 novembre 2007

La neve

La neve si scioglieva
e il ruscello gioiva.
La neve si scioglieva
e negli spiazzi verdi
timide viole.
La neve si scioglieva
e qua e là
spuntavano primule.
La neve si scioglieva
e un merlo
scrutava le siepi.
La neve si scioglieva
e un uomo
guardava la vigna.

(Luigi)

sabato 3 novembre 2007

La cascina

Il cane guaiva
nell'aia,
e il vento gelido
sferzava la valle;
il bovaro
controllava il fienile,
e i bambini
giocavano coi gatti.
Il nonno
era avvolto nel tabarro,
mentre dalla finestra
la nonna guardava
lontano,
e il belare delle pecore
la rendeva felice.

(Luigi)

mercoledì 31 ottobre 2007

Notturno

C'era la luna piena,
e la vallata
sembrava più muta.
C'era la luna piena,
e la neve ghiacciata
e più dura.
C'era la luna piena,
e le vecchie case di sasso
sembravano regge.
C'era la luna piena,
e da una finestra
filtrava una luce;
c'era la luna piena,
era d'inverno,
e dietro quella finestra
mia madre moriva.

(Luigi)

lunedì 29 ottobre 2007

Sogno d'autunno

Il vento
passava più in fretta,
il bosco
era un letto di foglie.
I ghiri e i tassi
preparavano tane;
anch'io avrei voluto
nascondermi,
seduto sul letto di foglie,
e aspettare
- ma non so cosa.

(Luigi)

domenica 28 ottobre 2007

Sera

Tre pioppi immensi
e una stella.

Il silenzio morso
dalle rane, somiglia
a un velo dipinto
con macchiette verdi.

Nel fiume,
un albero secco
è fiorito in cerchi
concentrici.

E ho sognato sulle acque,
la morettina di Granada.

(di Federico Garcia Lorca)

Tisana di agrifoglio

Ingredienti:
foglie e corteccia di agrifoglio

Preparazione:
decotto di foglie: 15 minuti
infuso di corteccia: 12 ore

Indicazioni: reumatismi, febbri intermittenti, cattiva digestione, epilessia.

L'agrifoglio è un alberello sempre verde dalle foglie coriacee e spinose, un tempo comune nei boschi del nostro Paese (ora assai meno per il saccheggio delle piante allo scopo di preparare decorazioni natalizie).
Questa specie è stata apprezzata fin dall'antichità, sia per l'ottimo legno che per le proprietà terapeutiche delle foglie (antispasmodiche, antireumatiche, stomachiche e febbrifughe) e della corteccia (antiepilettica). I frutti, potenzialmente tossici, hanno proprietà purgative, ma devono essere trattati da esperti fitoterapeuti. Le foglie si preparano in decotto, bollendole per due minuti un cucchiaio per tazza.
Lasciate in infusione per dieci minuti e bevetene due-tre tazze al giorno, tra i pasti.
La corteccia, una manciata per litro d'acqua, deve restare in infusione per una notte (due-tre tazze al giorno, tra i pasti). Lasciando infine macerare un pugno di foglie in alcool da liquori e allungando quest'infuso con vino bianco si ottiene un vino curativo delle febbri intermittenti.

mercoledì 24 ottobre 2007

Risotto alle castagne


Siamo in autunno, la più dolce, malinconica, struggente stagione dell'anno. Ecco perché oggi scrivo una ricetta tipicamente autunnale.

Ingredienti: (per 4 persone) 350 gr. di riso, 300 gr. di castagne lessate, 70 gr. di burro, brodo vegetale o di dado, 4 cucchiai di panna da cucina, cipolla, olio d'oliva, sale e pepe.
Preparazione: in un'ampia casseruola, fate rosolare con l'olio d'oliva, il burro, la cipolla tritata; unite il riso e lasciatelo rosolare a fuoco vivace, mescolando sempre con un cucchiaio di legno. Aggiungete due mestoli di brodo vegetale, salate, mescolate con cura e portate a cottura continuando a irrorare, se necessario, con il brodo caldo. A 5 minuti dal termine della cottura del risotto, unite le castagne lessate e sbriciolate, la panna e fate mantecare.
A cottura ultimata lasciate riposare qualche minuto e servite il risotto alle castagne ben caldo.

mercoledì 17 ottobre 2007

Fiore


Il magnifico salice
della pioggia, cadeva.

Oh la luna rotonda
sopra i rami bianchi!

(di Federico Garcia Lorca)

Tisana di erbe aromatiche

Ingredienti: foglie di salvia, timo, rosmarino, issopo, origano e menta.
Preparazione: 15 minuti.
Indicazioni: buona per tutte le occasioni.

Mettete in infusione 25 grammi di erbe (in quantità uguali) per litro e bevetene una tazza ogni sera. Per uso esterno (bagni e lozioni) aumentate la dose a 50 grammi. Se non avete tutti gli ingredienti, non scoraggiatevi. La tisana sarà comunque buona.

Tisana di malva

Ingredienti:
fiori e foglie di malva (Malva silvestris)

Preparazione
Infuso: 10 minuti
Decotto: 15 minuti

Indicazioni: stitichezza cronica, enterocolite, stomatiti, asma, influenza e afte.

La malva è una pianta erbacea, dai fiori violacei, tipica degli incolti. Le sue proprietà sono note fin dall'antichità: emolliente, lassativa, calmante, pettorale e diuretica. L'infuso si prepara con una manciata di fiori e di foglie, ma anche di entrambi, per ogni litro d'acqua.
Il decotto, invece, si ottiene mediante bollitura delle sole foglie (una manciata per litro). Usatelo per lavaggi oculari e nella cura delle ferite infette.

domenica 7 ottobre 2007

Il cachi

Albero da frutto delle Ebenacee, originario del Giappone e della Cina settentrionale. Le sue foglie sono grandi e intere, e i fiori sono di colore giallastro con quattro sepali fogliacei. Il frutto, detto anch'esso "cachi" (o, nel lessico popolare, "caco") è una grande bacca di colore giallo, rosso o aranciato, in genere priva di semi e dalla buccia sottile. La polpa, commestibile, è molle e dolce quando raggiunge la maturazione piena. L'albero viene coltivato in molte regioni temperate ed è diffuso in Italia.
Il cachi, molto apprezzato per la sua dolcezza, raggiunge la piena maturazione nei mesi autunnali.

(Tratto da Enciclopedia dei ragazzi, RCS Quotiani S.P.A.)

L'acacia

Genere di piante leguminose della famiglia delle Mimosacee, comprendente oltre cinquecento specie diffuse nelle zone calde e aride dei tropici, particolarmente in Australia, America e Africa. Al genere acacia appartengono le mimose e le acacie a ombrello tipiche della savana; erroneamente si definiscono "acacia" anche le piante del genere Robinia come la Robinia pseudo-acacia, una leguminosa papilionacea del Nord America, molte comune anche in Italia e in Europa.
Le acacie sono alberi o arbusti spinosi, con foglie composte bipennate o ridotte al solo picciolo. I fiori sono piccoli e i frutti sono dei legumi. Dalle acacie si ottengono: legname da lavoro, gomma arabica, tannino (ricavato dalla corteccia), essenze e miele (ricavato dai fiori e ricco di fruttosio).

(tratto da Enciclopedia dei ragazzi, volume I, RCS Quotidiani S.P.A.)

Frammento

La vita si vuota in diafana ascesa
di nuvole colme trapunte di sole.

(di Giuseppe Ungaretti)

venerdì 28 settembre 2007

Le proprietà della rosa canina


Ingredienti: fiori, foglie e bacche di rosa canina.
Preparazione: infuso di fiori e foglie, 10 minuti. Decotto di bacche: 2 minuti.
Indicazioni: affaticamento generale, calcoli alla vescica, carenza di vitamina C, emorragie, dissenterie, perdite bianche, ricostituente, scottature e piaghe.

Spiegazione
La rosa canina è una rampicante vigorosa, che vive nelle siepi delle colline e della bassa montagna di tutt'Italia. Dal punto di vista del fitoterapeuta, questa pianta ha numerose qualità: le foglie hanno proprietà toniche e cicatrizzanti; i fiori sono lassativi e le bacche, i cosiddetti "cinorrodi", sono ricchissimi di vitamina C, nonchè astringenti, emostatici, diuretici, depurativi, tonici, antianemici e vermifughi.
Mettete in infusione un cucchiaio di fiori o foglie tagliate per ogni tazza. Bevetene regolarmente tre-quattro tazze al giorno. Questo stesso preparato può essere utilizzato esternamente per lavaggi di piaghe, ulcere e scottature.
Le bacche vanno invece bollite per due minuti in numero di cinque-dieci per tazza, fltrando poi il decotto con una garza. Bevetene tre-quattro tazze al giorno, soprattutto alla mattina a colazione.

martedì 25 settembre 2007

Ambiente Alpino

Zona caratterizzata dalla presenza di pascoli d'alta quota, al di sopra del limite della foresta. Il clima è caratterizzato generalmente da basse temperature, da una breve stagione calda, da forti escursioni termiche giornaliere e da scarsità di acqua.
Le piante tipiche di quest'ambiente sono: la stella alpina, la genziana e il genepì; non vi sono alti alberi, ma prevalgono arbusti nani e pascoli di graminacee e piante con radici molto lunghe. La fauna è caratterizzata dalla presenza di mammiferi come marmotte, stambecchi e lepri alpine; uccelli come il fringuello alpino e i gracchi.
La vita, in alta montagna, è molto gradita agli insetti, soprattutto ai coleotteri e ai lepidotteri come l'erebia alpina, una farfalla molto comune in alta montagna o la farfalla Apollo delle Alpi.

(tratta da Enciclopedia dei ragazzi, Rizzoli Junior, allegata al Corriere della sera).

domenica 23 settembre 2007

L'umarell e il bancomat

Capitò molti anni fa, poco dopo l'uscita dei primi bancomat. Mi trovavo in montagna, in un paese che frequentavo spesso, e, in un tiepido pomeriggio d'ottobre, incontrai un mio conoscente, un umarell assai simpatico. Cominciammo a parlare di vari argomenti quando, colmo d'entusiasmo, costui si mise a decantare le virtù del bancomat: "Con questo cartellino posso prendere su tutti i soldi che voglio! Tu ce l'hai?". Alla mia risposta negativa, l'umarell-tecnologico si meravigliò e parlò così: "Aspettami, che adesso vado a prendere dei soldi".
La banca era proprio lì vicina e l'umarell non perse tempo ad usare il suo prezioso cartellino, come lui lo chiamava, proprio per dimostrarmi la straordinaria efficienza di quel mezzo. Lo vidi trafficare con il suo prezioso gingillo, ma ben presto mi accorsi che era in affanno e che ogni tanto si girava a guardarmi. Compresi che il suo entusiasmo stava per cedere a qualche altro tipo di sentimento. Improvvisamente mi chiamò:" Vieni qui. Prova tu a prendermi fuori i soldi perché quest'aggeggio non funziona".
Fui così costretto ad avvicinarmi. Gli dissi che avrebbe dovuto darmi il codice del bancomat, ma che questo era giustamente segreto e quindi era meglio che non lo mostrasse a nessuno. Ma l'umarell insistette: "No, no, di te mi fido". Dopo molte preghiere, e per non sembrare maleducato, feci ciò che mi aveva chiesto e usai il suo bancomat, senza ottenere però alcun risultato. Così, a mani completamente vuote, lo presi per un braccio, mi allontanai insieme a lui, per non farmi sentire dalle persone che erano lì intorno, e con aria grave gli chiesi: "Ma tu hai dei soldi nel tuo conto corrente?".
L'umarell, smarrito, e forse comprendendo finalmente che il bancomat dispensa denaro solo a chi già lo possiede sul suo conto, rispose: "No". E io, dolcemente, per non infierire: "Vieni, andiamo via".

Finalmente l'autunno

Finalmente è arrivata la più dolce, malinconica, struggente stagione dell'anno.

sabato 15 settembre 2007

Il regalo degli gnomi

Io sono amico degli gnomi e tutti gli anni, in autunno, vado a trovarli.
M'inoltro nel folto di un bosco, in Garfagnana, estasiato dalla struggente bellezza dei colori autunnali, e mi sembra di non appartenere più al mondo dal quale sono arrivato. Mentre cammino so di essere spiato: infatti, da un vecchio tronco d'albero, vedo uscire improvvisamente il mio amico gnomo.
Mi saluta e, sapendo di farmi cosa gradita, mi accompagna ad una bella fonte. L'acqua esce da un tubo particolare, tutto di sambuco svuotato, e muschio, limoncelle e menta selvatica l'avvolgono completamente. Lo gnomo mi porge un bicchiere fatto di foglie intrecciate e, quando bevo, m'accorgo che l'acqua profuma di tutti gli aromi che circondano la fonte.
Dopo aver bevuto mi accompagna verso un grande spiazzo, nel quale tutti gli gnomi si sono riuniti per accogliermi. Seduto su un tronchetto di legno, mangio con loro. Il mio amico, poi, mi regala un piccolo fiasco, contenente un infuso d'erbe, confezionato con cortecce d'albero, legate da sottili steli.
Terminato il pranzo, saluto e me ne vado. Giunto a casa, verso metà del distillato d'erbe degli gnomi in una bottiglia apposita, e nascondo il piccolo fiasco che mi è stato donato.
Il sabato successivo un amico viene a farmi visita, e gli offro proprio quel distillato d'erbe. Dopo averlo assaggiato mi chiede dove l'ho acquistato, affermando di volerlo comprare a sua volta. Per un attimo resto confuso, poi mi riprendo e dico: "Me l'ha regalato una coppia di turisti francesi che, un anno fa, avevo accompagnato nei boschi della Garfagnana".

domenica 9 settembre 2007

Delusione...a tavola

Erano due amici inseparabili. Saturno, il campanaro del paese, era quasi del tutto sordo. Disponeva con orgoglio di un orologio da tasca regalatogli dal parroco, allo scopo di fargli rispettare gli orari delle funzioni.Il suo amico Giovanni, invece, aveva problemi di vista.
I due vivevano insieme in una piccola casa costituita da due stanze, una delle quali aveva un caminetto, e come unica compagnia avevano un bel gatto, affamato esattamente quanto loro.
Il fatto accadde in una tiepida giornata d'ottobre. I due amici erano particolarmente soddisfatti perché avevano preparato la polenta e in più, rara occorrenza, disponevano di due aringhe, dono del parroco. Giovanni posò una delle due aringhe sul tavolo sgangherato, e poi si girò per prendere l'altra. Proprio in quel brevissimo momento di distrazione, l'astuto gatto, con balzo felino, piombò sul tavolo e rubò l'aringa, fuggendo con il bottino in bocca e provocando la disperazione di Saturno. Costui disse allora al compagno:"Mettiti fuori della porta con un bastone, che io guardo dov'è andato il gatto".
Giovanni si appostò e, non appena vide un'ombra, sferrò un gran colpo con il bastone. Purtroppo per lui, però, quell'ombra non apparteneva al gatto, ma al suo amico Saturno, che urlò a squarciagola per il dolore.
Ironia della sorte, una volta rientrati si accorsero che il gatto, quatto quatto, mentre loro erano fuori di casa nel tentativo di acchiapparlo, aveva nel frattempo rubato anche la seconda aringa. E fu proprio da quel momento che il buon Saturno venne soprannominato "aringa".

mercoledì 5 settembre 2007

Il Carnevale

A quei tempi i paesani si riunivano all'osteria per organizzare in grande la festa di Carnevale, in modo che anche il capoluogo e le varie frazioni limitrofe ricordassero l'evento.
Siccome il denaro contante scarseggiava, ogni famiglia portava qualcosa per contribuire al lauto pasto del cenone del giovedì grasso: galline, polli, carne di maiale, torte, panettoni e dolci fatti con farina di castagne. Si preparavano anche tortellini, lessi e arrosti vari, e l'oste forniva il vino facendolo arrivare appositamente dalla pianura.
La festa iniziava di pomeriggio. Nella piazzetta del paese veniva allestito un palco fatto con tavole di pioppo e ricoperto da teloni colorati. Qui in genere si raccontavano storie, quelle che chiamavamo in dialetto zirudelle, cioè versi in rima riguardanti fatti accaduti ai paesani durante l'ultimo anno. Ogni zirudella era poi accompagnata da un motivo musicale, suonato con fisarmonica, chitarra e clarino.
Di sera ci si riuniva in un garage trasformato in sala da pranzo, e si mangiava a sazietà, felici e convinti di essere gli unici, in tutto il Frignano, a organizzare una simile festa.
La sera successiva a questo lauto banchetto, ci s'incontrava sempre nel medesimo garage liberato da tavoli e sedie, e trasformato in sala da ballo. Qui i suonatori trovavano posto su un baldacchino approntato per l'occasione, e avevano dolci e vini a portata di mano che consumavano tra una canzone e l'altra.
Una volta successe che, al culmine delle danze, il palco improvvisamente crollò, e uno dei suonatori malauguratamente si slogò una gamba, causando l'interruzione forzata dell'allegra festa. Questa notizia si diffuse nei paesi vicini, e così qualcuno si divertì a preparare un'ironica zirudella, il cui testo era questo: quando arriva il Carnevale, ballando vi fate male; e se fra un anno volete ancora festeggiare, venite da noi ad imparare.

giovedì 30 agosto 2007

Un furto...particolare

In un paesino del Frignano fu inaugurata una balera, assoluta novità per quei tempi. La balera era aperta soltanto di domenica, sia di pomeriggio che di sera, e attirava tutti i giovani che abitavano nelle zone limitrofe.
Due inseparabili amici, Piero e Gino, avevano acquistato da poco rispettivamente una vespa e una lambretta, in modo da potersi spostare da un paese all'altro con maggior rapidità. L'avevano fatto anche per poter raggiungere facilmente, ogni domenica, la nuova balera.
Tuttavia, una volta si accorsero di non avere il denaro sufficiente per poter andare a ballare, considerando anche la spesa per il viaggio e per le eventuali consumazioni.
Pensando e ripensando, Piero prese una grave decisione, rivolgendosi a Gino con queste parole: "Ti dò le chiavi del pollaio di mia madre, così venerdì notte entri e rubi le galline. Sabato mattina scendi in pianura a venderle, che poi ci dividiamo i soldi". E così fecero, andando anche a ballare.
La madre di Piero, una volta accortasi del furto, rimase stupita visto che la porta del pollaio non era stata forzata, ma anzi era chiusa con il lucchetto. Così denunciò il misfatto facendo arrivare i carabinieri. Rispondendo alle domande di questi, la donna disse: "Io non mi sono accorta di nulla". E poi, rivolgendosi al figlio lì presente: "E tu, hai visto qualcosa?".
Piero, senza scomporsi, disse: "Mi sembra di aver visto da queste parti un vecchietto zoppo, con due sacchi in spalla. Deve aver scavalcato il cancello"

sabato 25 agosto 2007

Lo stregone della Canalaccia

Lo chiamavano "lo stregone della Canalaccia". Ques'ultima era una zona dell'alto appennino tosco-emiliano, in provincia di Modena, un luogo appartato costituito esclusivamente da boschi.
Lo stregone era un bell'uomo molto alto, con lunghi capelli biondi ed uno sguardo un po' strano. Parecchie persone si rivolgevano a lui per risolvere vari problemi, in particolare per combattere il malocchio.
Un mio conoscente, convinto di avere proprio il malocchio, decise di recarsi dallo stregone per allontanarlo.Lo stregone non pretendeva certo denaro, anche perché a quei tempi difficilmente, in montagna, si maneggiavano soldi, ma accettava un comodo pagamento in natura. Questo cliente gli portò così una gallina e un coniglio, che gli diede prima dell'inizio della preziosa consulenza.
Lo stregone, ricevuto l'onorario, si applicò a fare un rito: chiuse il cliente dentro alla sua casa, che più che casa era una sorta di capanna, e poi prese un bastone e cominciò a correre intorno ad essa pronunciando strane formule. Chissà perché il povero cliente, chiuso nella stamberga, cominciò ad impaurirsi, tanto che, terminato il rito, dopo che lo stregone aprì la porta e lo fece uscire, invece di aspettare il responso corse via velocemente e cadde dentro a un letamaio, sprofondando fino alle ginocchia.
Sentendo tutto quel trambusto, il proprietario del letamaio accorse e, vedendo l'uomo lercio ed impaurito, gli disse: "Stai tranquillo, cadere nel letamaio porta fortuna!".

sabato 11 agosto 2007

Il pane

Nel vecchio casolare dell'appennino in cui nacqui, c'era l'abitudine di preparare il pane una volta alla settimana.
Tutte le famiglie del casolare cuocevano il pane nel medesimo forno, in modo da poter usare meno legna e quindi risparmiare. Oltretutto, prima di infornarlo, si dava una fiammata con qualche ramo di ginepro, che lasciava così un profumo caratteristico.
Una volta cotto, il pane veniva tolto dal forno con una pala di legno e le pagnotte venivano pulite ad una ad una con uno straccio bianco. In seguito venivano poste in un cesto di vimini, coperte da un telo di canapa e portate nella madia.
D'inverno, gli astuti gatti della zona andavano a dormire sulla cenere ancora calda che si accumulava nel retro del forno.

giovedì 2 agosto 2007

In memoriam

Pubblico una poesia di F. Garcìa Lorca.

In memoriam
Dolce pioppo,
dolce pioppo,
ti sei vestito
di oro.
Ieri eri verde,
un verde folle
di uccelli
gloriosi.
Oggi sei prostrato
sotto il cielo di agosto
come me sotto il cielo
del mio spirito rosso.
La fragranza prigioniera
del tuo tronco
giungerà al mio cuore
pietoso.
Severo antenato del prato!
Noi
ci siamo vestiti
di oro.

venerdì 27 luglio 2007

Eucalipto

Genere di piante della famiglia delle Mirtacee, dal forte e caratteristico aroma balsamico. Originario dell'Oceania, l'eucalipto è stato introdotto anche in Europa verso la fine del Settecento, per la sua capacità di adattarsi ai climi caldi e temperati.
E' un albero sempre verde, alto anche oltre 100 metri; il suo ambiente naturale è caratterizzato da terreni umidi e pantanosi. Il tronco, utilizzato nelle costruzioni, è liscio e di colore chiaro. Le foglie sono sottili e di forma allungata, di colore verde-biancastro se giovani, mentre le più vecchie, ricche di eucaliptolo, sono verdi-grigie.
I fiori sono di colore bianco, con numerosi e lunghi stami gialli. I frutti sono capsule legnose, dotate di un coperchietto che si stacca una volta che i semi sono maturati: il nome dell'albero viene proprio dalla forma del frutto "ben chiuso" (usando il greco antico, come per la botanica).
L'olio estratto dalle foglie di eucalipto è utilizzato in campo farmaceutico per curare la tosse e il raffreddore, e più in generale per calmare i disturbi dell'apparato respiratorio.

(Tratto da Enciclopedia dei ragazzi, Milano, Istituto Geografico De Agostini, 2006, distribuita dal Corriere della sera)

giovedì 19 luglio 2007

I gatti lo sapranno


Pubblico una poesia di Cesare Pavese, tratta da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

The cats will know

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole-
viso di primavera;
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell'alba,
viso di primavera.
(10 aprile 1950)

giovedì 12 luglio 2007

Il cinema

Erano gli anni '50. La maggior parte di noi, in particolare i più anziani, non erano mai entrati in una sala cinematografica.
Fu il sacerdote di un piccolo paese del Frignano a costruirne una ex novo. Alla sua inaugurazione parteciparono moltissime persone, provenienti dai villaggi limitrofi. In una sperduta borgata della zona abitavano due bovari, Lino e Arturo. Essendo venuti a conoscenza di quest'importante novità, accorsero per vedere il primo film proiettato, una pellicola con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson. Entrarono puntuali alle 15, un po' timorosi a causa del buio della sala e, fra un intervallo e l'altro, commentarono dettagliatamente il film, meravigliati ed emozionati a causa di questa nuova esperienza.
Entrati alle 15, uscirono alle 23, ben otto ore dopo l'inizio del film. Il parroco, incuriosito da questo anomalo comportamento, chiese loro: "Vi è piaciuto?". Ed essi risposero: "Sì, ma era troppo lungo".

(in foto, potete ammirare Fiumalbo)

martedì 10 luglio 2007

La notte

Pubblico una bellissima poesia di Cesare Pavese, dalla raccolta Antenati.

La notte
Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perduta una calma stupita
fatta anch'essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.

Talvolta ritorna nel giorno
nell'immobile luce del giorno d'estate,
quel remoto stupore.

Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un'altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.

Talvolta ritorna
nell'immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita.

lunedì 2 luglio 2007

Un paesaggio (2)

I monti Ausoni si trovano nel Lazio meridionale, al di sopra della fascia costiera tirrenica, tra le provincie di Latina e Frosinone.
Questo gruppo montuoso si estende dalla piana del fiume Amaseno che lo divide dai monti Lepini, alla linea Fondi - Lenola - Pico - Ceprano, che lo divide dai monti Aurunci; a nord est confina con la valle Latina, a sud ovest con il mar Tirreno (costiera Terracina - Sperlonga).

Le cime più alte degli Ausoni sono costituite dai monti Cima del Nibbio (mt.1152), Calvo (mt.1141), Calvilli (mt.1116), Caruso (mt.1102),delle Fate (mt.1010), Appiolo (mt.1000). Le valli sono di estensione limitata, situate quasi sempre lungo i corsi d'acqua: le più importanti si trovano nei Comuni di Vallecorsa, di Pastena e Castro dei Volsci lungo il fiume Sacco; Campodimele e Pico lungo il fosso S.Angelo; Amaseno lungo il fiume omonimo.

sabato 30 giugno 2007

Un paesaggio

Nel silenzio d'un pomeriggio d'estate, aspettando che giunga la sera...
(in foto, un paesaggio dei monti Aurunci)

sabato 23 giugno 2007

In collina

Tratta dalla raccolta di poesie La terra e la morte di Cesare Pavese.

Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole.

C'è una terra che tace
e non è terra tua.
C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci sono acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.

E' una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
E' una terra cattiva-
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna.

Ritroverai le nubi
e il canneto, e le voci
come un'ombra di luna.
Ritroverai parole
oltre la vita breve
e notturna dei giochi,
oltre l'infanzia accesa.
Sarà dolce tacere.
Sei la terra e la vigna.
Un acceso silenzio
brucerà la campagna
come i falò la sera.

(30-31 ottobre 1945)

domenica 17 giugno 2007

Il bosco e la nuvola azzurra

Io e Annabel abitavamo in uno sperduto casolare della splendida Garfagnana. Amavamo fare lunghe passeggiate nel folto dei boschi circostanti, in luoghi inaccessibili e sconosciuti ai più.
Conoscevamo erbe, piante e fiori selvatici, compresa la sterpaglia che di tanto in tanto ostruiva il nostro cammino, e sapevamo che, proprio in mezzo alla foresta oltre la montagna, vivevano gli gnomi.
Un giorno decisi di cambiare l'itinerario della nostra passeggiata. A un certo punto, lungo lo stretto sentiero nel bosco scuro, Annabel, profondamente meravigliata, si fermò di colpo e disse: "Guarda quei fiori selvatici arrampicati come edera a quel tronco secco!". Erano fiori di un rosa pallido, che vibravano ad ogni alito di vento. Il vecchio tronco d'albero sembrava felice di quell'abbraccio.
Per alcuni giorni, Annabel volle ritornare ad ammirare quegli insoliti fiori. Accadde allora un fatto che non dimenticherò mai più. Ricordo che era un sabato: io ero seduto mentre Annabel, vicina al vecchio tronco, guardava i fiori selvatici. Improvvisamente una nuvola azzurra le si avvicinò, l'avvolse e la condusse via insieme ai fiori che tanto amava. Proprio in quel momento il vecchio tronco si accasciò.
Per un attimo credetti di sognare, immobile e sbalordito, incapace di qualsiasi reazione; poi fui colto da una malinconia profonda. Ma in seguito pensai che la nuvola azzurra avesse portato Annabel in un luogo degno di lei.
Ora ho il passo pesante e certamente faticherò a raggiungere quel luogo, ma desidero andarvi ugualmente, nella speranza che scenda su di me quella stessa nuvola e mi conduca da Annabel.

venerdì 15 giugno 2007

Giorni d'estate

Riporto alcune frasi tratte da Passion for plants di Geoffrey Smith.

"Tutti coloro che fanno giardinaggio hanno particolari ricordi di giornate estive, rese più luminose da una parata di rose che crescono su graticci o pergolati, lungo un muro o intrecciate ai rami degli alberi, offrendo fiori che appartengono a giornate calde e assolate, e alle cose allegre."

giovedì 14 giugno 2007

La montagna innevata

Era un pomeriggio caldo e afoso. Seduto sul divano, mi abbandonavo a pensieri tristi: la giornata era pessima. Allora mi addormentai.
Improvvisamente mi ritrovai in un luogo incantato: cieli azzurri, verdi foreste, laghi, acque limpide, e una splendida montagna innevata. Impossibile descrivere tanta bellezza.
A un certo punto, giunse una fanciulla, che mi prese per mano e m'indicò le meraviglie tutt'intorno. Io le chiesi chi fosse e lei rispose di essere una valkiria. Le domandai allora: "Posso darti un nome?". Mi fece un cenno positivo e io dissi: "Ti chiamerò Annabel".
Sempre tenendomi per mano, Annabel mi condusse sulla montagna innevata. Qui udii musiche celestiali, vidi passeggiare poeti, artisti, musicisti. Mi sembrò di essere giunto in paradiso. Ma, purtroppo, inaspettatamente mi svegliai ripiombando nella mia grigia realtà.
Quando passeggio lungo i viali della città, talvolta chiudo gli occhi e allargo le mani sperando di veder comparire Annabel, e di essere condotto ancora una volta sulla montagna incantata.

lunedì 11 giugno 2007

Il lago del nord

Tratto da Fanny, poesia di Edgar Allan Poe:
"Il cigno morente in qualche lago del nord
intona il suo canto di morte, sottile e dolce,
e mentre quella musica s'eleva,
già si dissolve per il colle e la valle;
così musicale a me pervenne la tua voce,
così tremò sulla tua lingua il mio nome"...

Pensieri sulle rose

Di George Eliot (Mary Ann Evans) (1819-1880)

"Tu ami le rose e anch'io. Vorrei che il cielo piovesse rose, come piovon dal cespo scosso. Perché no? Allor la valle sarebbe rosa e bianca e soffice a calcarsi. Cadrebbero leni come piume, dolcemente aulenti: e sarebbe come dormire e destarsi a un tempo".

mercoledì 6 giugno 2007

Viaggio di nozze

Non dimenticherò mai quella coppia, perché dopo di allora non ho più conosciuto persone così felici.
Mi raccontarono di essersi sposati nel 1927, nella minuscola frazione del Frignano dov'erano nati, e di essere partiti il giorno dopo per il viaggio di nozze.
Un viaggio di nozze assai particolare, in verità, perché presero la corriera per recarsi a Sassuolo, a soli 40 km di distanza dal loro paese. Il viaggio non fu semplice, perché a quei tempi le strade che conducevano dall'appennino alla pianura erano in pessimo stato. Giunti a Sassuolo alle 9 del mattino, si sedettero su una panchina del Parco Ducale e aprirono una borsa, che conteneva una pagnotta di pane, un po' di formaggio, un salame, una bottiglia di vino, una piccola tovaglia, due bicchieri e un coltello. Terminato il "banchetto", ripresero la corriera per tornare a casa nel primo pomeriggio. Il loro viaggio di nozze era durato soltanto poche ore.

sabato 2 giugno 2007

Pensieri sulle rose

Ecco un pensiero di Roy Genders:
"Le rose si arrampicavano a profusione sui muri del giardino, e a chi percorresse la strada era quasi possibile toccarne gli immensi fasci. La città e la campagna rilucevano d'una bellezza che eclissava il tentativo quasi timido degli altri fiori di farsi notare.
C'erano rose ovunque, e il sole faceva risplendere la loro bellezza, e la loro fragranza pervadeva l'aria, sparsa dalla calda brezza dell'estate".

giovedì 31 maggio 2007

Un bel cane

Ulisse era un cane dalmata, che da sempre viveva in città accudito con molto amore. I suoi padroni, a un certo punto, furono costretti a disfarsene per motivi di forza maggiore, ed io lo presi con me, d'accordo con la mia famiglia.
Tuttavia Ulisse rimase con noi pochissimo perché abitavamo in una casa nella quale non potevamo tenerlo, non avendo sufficiente spazio a disposizione. Fu così che allora lo condussi in appennino, da un mio conoscente, perché ero sicuro che sarebbe stato trattato benissimo.
Infatti, una volta giunto in quel casolare, oltre ad essere amato e coccolato dal suo nuovo padrone, Ulisse divenne in breve amico di tutti. Il borgo era abitato da persone anziane, sempre liete di accoglierlo nelle loro case quando, tutte le mattine, faceva una lunga passeggiata nei sentieri circostanti, libero di muoversi come desiderava.
Una volta all'anno, d'estate, tornavo in quel borgo, perché amavo camminare attraverso i boschi, e in queste circostanze Ulisse mi accompagnava pazientemente. Ogni tanto, durante le mie passeggiate, avevo l'abitudine di riposarmi sempre negli stessi posti; ebbene, Ulisse aveva imparato dove ero solito sedermi, tanto che mi precedeva correndo fino al luogo prescelto.
Adesso Ulisse non c'è più. Quando mi capita di tornare in quel borgo, non compio più le medesime passeggiate perché mi manca vederlo correre davanti a me, felice e vivace.

martedì 29 maggio 2007

Il sentiero

C'è un sentiero scosceso particolarmente amato da me, tanto che qualche volta abbandono la caotica città per raggiungerlo. Ho notato con gioia che non ha conosciuto mutamenti, se si esclude il fatto che è diventato più selvaggio essendo poco frequentato.
A fine inverno, nei soliti spiazzi nei quali il sole riesce a penetrare, spuntano delicate primule gialle le cui foglie sono di un verde intensissimo. A primavera le siepi circostanti sono rallegrate da varie specie di piccoli volatili, che qui, oltre al nido, trovano cibo.
Poi arriva l'estate: un'esplosione di vivaci colori, di fiori, di siepi e di rami colmi di bacche e di frutta selvatica. Quando torna l'autunno è il momento della pace: la luce del sole appare più umana, più dolce e pacata. Dopo sarà la volta dell'inverno che coprirà tutto con la neve.
Mentre salgo mi afferra l'impressione che i sassi del sentiero, i quali conoscono tutti i segreti della gente che lo ha percorso, mi osservino e mi riconoscano, e pensino che dopo tanti anni sono stati calpestati da un passo un po' più stanco, ma amico.