giovedì 30 agosto 2007

Un furto...particolare

In un paesino del Frignano fu inaugurata una balera, assoluta novità per quei tempi. La balera era aperta soltanto di domenica, sia di pomeriggio che di sera, e attirava tutti i giovani che abitavano nelle zone limitrofe.
Due inseparabili amici, Piero e Gino, avevano acquistato da poco rispettivamente una vespa e una lambretta, in modo da potersi spostare da un paese all'altro con maggior rapidità. L'avevano fatto anche per poter raggiungere facilmente, ogni domenica, la nuova balera.
Tuttavia, una volta si accorsero di non avere il denaro sufficiente per poter andare a ballare, considerando anche la spesa per il viaggio e per le eventuali consumazioni.
Pensando e ripensando, Piero prese una grave decisione, rivolgendosi a Gino con queste parole: "Ti dò le chiavi del pollaio di mia madre, così venerdì notte entri e rubi le galline. Sabato mattina scendi in pianura a venderle, che poi ci dividiamo i soldi". E così fecero, andando anche a ballare.
La madre di Piero, una volta accortasi del furto, rimase stupita visto che la porta del pollaio non era stata forzata, ma anzi era chiusa con il lucchetto. Così denunciò il misfatto facendo arrivare i carabinieri. Rispondendo alle domande di questi, la donna disse: "Io non mi sono accorta di nulla". E poi, rivolgendosi al figlio lì presente: "E tu, hai visto qualcosa?".
Piero, senza scomporsi, disse: "Mi sembra di aver visto da queste parti un vecchietto zoppo, con due sacchi in spalla. Deve aver scavalcato il cancello"

sabato 25 agosto 2007

Lo stregone della Canalaccia

Lo chiamavano "lo stregone della Canalaccia". Ques'ultima era una zona dell'alto appennino tosco-emiliano, in provincia di Modena, un luogo appartato costituito esclusivamente da boschi.
Lo stregone era un bell'uomo molto alto, con lunghi capelli biondi ed uno sguardo un po' strano. Parecchie persone si rivolgevano a lui per risolvere vari problemi, in particolare per combattere il malocchio.
Un mio conoscente, convinto di avere proprio il malocchio, decise di recarsi dallo stregone per allontanarlo.Lo stregone non pretendeva certo denaro, anche perché a quei tempi difficilmente, in montagna, si maneggiavano soldi, ma accettava un comodo pagamento in natura. Questo cliente gli portò così una gallina e un coniglio, che gli diede prima dell'inizio della preziosa consulenza.
Lo stregone, ricevuto l'onorario, si applicò a fare un rito: chiuse il cliente dentro alla sua casa, che più che casa era una sorta di capanna, e poi prese un bastone e cominciò a correre intorno ad essa pronunciando strane formule. Chissà perché il povero cliente, chiuso nella stamberga, cominciò ad impaurirsi, tanto che, terminato il rito, dopo che lo stregone aprì la porta e lo fece uscire, invece di aspettare il responso corse via velocemente e cadde dentro a un letamaio, sprofondando fino alle ginocchia.
Sentendo tutto quel trambusto, il proprietario del letamaio accorse e, vedendo l'uomo lercio ed impaurito, gli disse: "Stai tranquillo, cadere nel letamaio porta fortuna!".

sabato 11 agosto 2007

Il pane

Nel vecchio casolare dell'appennino in cui nacqui, c'era l'abitudine di preparare il pane una volta alla settimana.
Tutte le famiglie del casolare cuocevano il pane nel medesimo forno, in modo da poter usare meno legna e quindi risparmiare. Oltretutto, prima di infornarlo, si dava una fiammata con qualche ramo di ginepro, che lasciava così un profumo caratteristico.
Una volta cotto, il pane veniva tolto dal forno con una pala di legno e le pagnotte venivano pulite ad una ad una con uno straccio bianco. In seguito venivano poste in un cesto di vimini, coperte da un telo di canapa e portate nella madia.
D'inverno, gli astuti gatti della zona andavano a dormire sulla cenere ancora calda che si accumulava nel retro del forno.

giovedì 2 agosto 2007

In memoriam

Pubblico una poesia di F. Garcìa Lorca.

In memoriam
Dolce pioppo,
dolce pioppo,
ti sei vestito
di oro.
Ieri eri verde,
un verde folle
di uccelli
gloriosi.
Oggi sei prostrato
sotto il cielo di agosto
come me sotto il cielo
del mio spirito rosso.
La fragranza prigioniera
del tuo tronco
giungerà al mio cuore
pietoso.
Severo antenato del prato!
Noi
ci siamo vestiti
di oro.