mercoledì 27 gennaio 2010

Casa del Monte

Il suono della campana ritmava i tempi di lavoro di quel casolare abbarbicato su un costone e chiamato Casa del Monte. Lì castagneti e boschi la fanno ancora da padroni, nonostante l'inesorabile trascorrere del tempo. Quasi tutti se ne andarono, compreso io.
Anni fa incontrai lassù i miei fraterni amici Mario e Giuseppe. A loro chiesi notizie di altre persone, ma seppero dirmi ben poco. Intanto, mentre eravamo insieme, dal paese il campanile scandiva le ore: i rintocchi sembravano tristi e ci ricordavano coloro che riposavano altrove.

Ora ho la certezza che il mio cuore è rimasto e rimane sempre a Casa del Monte, insieme al cuore di tutti quelli che se ne andarono per non tornare.

(La foto è tratta da: http://www.preboggion.it/Appennino_Ligure.htm)

sabato 23 gennaio 2010

Quei sassi

Quella mulattiera, che arriva in un caseggiato chiamato Boschi, da tempo non è più frequentata. A primavera, quando la neve si scioglie, i sassi sembrano levigati e lavati. Il sole li osserva per carpirne i segreti.
Il desiderio di arrivare lassù è tanto, ma i sassi non vogliono vedermi salire da solo.

(L'immagine è tratta da: http://www.liberoricercatore.it/escursionististabiesi/schedetecniche/crocealmontependolo.htm)

Luce d'estate

Luce calda dell'estate, penetri tra il fogliame di antiche piante, cerchi pace.
Luce calda dell'estate, zittisci le colline.
Luce calda dell'estate, vorresti entrare nelle finestre chiuse di quella cascina.
Luce calda dell'estate, riscalderai solo le mura.

sabato 16 gennaio 2010

Ai castagneti

Con i bambini attraversavano sentieri stretti per arrivare ai castagneti. Con una lunga pertica munita di uncino, depositata sul luogo, staccavano i rami secchi dei castagni calmi e generosi; preparate la fascine, tornavano a casa: servivano a scaldare l'unico forno del piccolo borgo.
A metà cammino riposavano dissetandosi a una sorgente nascosta da fitte erbe, vicino a una Maestà. Come sempre, il vaso di coccio veniva riempito d'acqua e di fiori di bosco freschi, e il volto di quel solitario quadro di Madonna sembrava gradirlo. La mattina successiva avrebbero acceso il forno e cotto pagnotte a turno, per risparmiare legna, e fino a sera si sarebbe sentito profumo di pane.

Ora quel forno è quasi crollato e il borgo è da tempo abbandonato. Tutta la zona si è inselvatichita. Un caro amico ogni tanto raggiunge la Maestà, e mi assicura che dai castagneti si sentono voci di mamme. E la più chiara è la voce di un bambino che cerca sua madre.

(La foto è tratta da: http://www.comune.marradi.fi.it/foto.htm, ed è di Franco Billi)

Aspetterò la notte

Sono tornato lassù e ho guardato in alto: passavano nubi chiare e nubi scure; talvolta il sole si allontanava in fretta. Aspetterò la notte, e i miei sogni si confonderanno con gli stessi che una dea mi manda dal cielo.

domenica 10 gennaio 2010

Tronchi caduti

Tronchi caduti in disfacimento: rifugio d'insetti, sorgenti spente, rondini passano veloci e se ne vanno lontano. Nelle aie attrezzi agricoli in rovina. Le case sono dimore di fantasmi: rassegnate, non aspettano più.
Tempo fa, questi viottoli erano calpestati da un angelo.

(La foto è tratta da: http://sixchey.spaces.live.com)

La creatura del lago

Udivo campane suonare a festa, vedevo gente arrivare da lontano, molti i sorrisi ipocriti. Questa folla mi rendeva solo. Poi il pensiero vagò oltre, verso un desolato lago dove un giorno una divina creatura s'inabissò per fuggire dalla sua nobile dimora.
Ora, quando il sole manda un po' di luce, dal profondo di quelle malinconiche acque un volto celestiale guarda lassù: è in attesa di qualcuno.

(La foto è tratta da: http://2008finland.blogspot.com/)

sabato 2 gennaio 2010

A primavera

Ci sono timide primule gialle protette da erbe e siepi disadorne, avvolte dalla brina: presto arriverà primavera. C'è una fontana ricavata da un tronco di vecchia quercia, con acqua semi-gelata: presto sarà primavera. Ci sono scriccioli che cercano bacche rosse: presto arriverà primavera.
Un timido sole entra da una finestra aperta, qualcuno si affaccia e guarda lontano: partirà a primavera.

Lassù

Lassù le piante guardano il cielo, a volte i venti le piegano verso terra: s'intristiscono. Lassù c'è un'acqua che, quando scende, gioca con gli ostacoli. Lassù il vento conosce una storia vera, quando arriva la porta e la racconta in un luogo che so io: e non muore il ricordo.