domenica 26 dicembre 2021

Rose di macchia

 

Nell'incanto della selva e tra la dolcezza delle ombre, guardavo le rose di macchia, e tornavo a un'antica malinconia, e nell'aria il tuo profumo come una poesia d'amore. Dalle rose di macchia una voce mi diceva: "Hai dimenticato quella terra lontana? Non avevi ancora diciotto anni e forse, senza capire il perché, ti trovavi nel deserto. A volte qualcuno ti prendeva per mano, come una madre, e il vento vi seguiva e ascoltava".

Quando le rose di macchia perderanno i petali, torna nella selva. Ti aspetterà l'ombra di un angelo e sentirai la musica di Antonio Vivaldi, e in quel momento sarà dolce quell'antica malinconia. Il vento la rapirà e la porterà a chi ti teneva per mano. 

domenica 19 dicembre 2021

Antichi sentieri

 

Da tempo quella casa è chiusa sotto l'ombra di un monte. E io cammino tra boschi e antichi sentieri, per udire la tua voce e i passi di un tempo. Questi luoghi sono il mio piccolo universo e la mia patria. Qui vivono gli dèi, e il buio mondo degli uomini è lontano. Sulle rive dei fossi pregano le margherite e gli angeli ascoltano. Il tuo sguardo solitario vive in una limpida sorgente dove cadono petali celesti. I rigagnoli bagnano erbe di menta, lavanda e verbena, e verdi foglie che profumano di limoni. 

Gigli bianchi guardano il cielo e cercano la luce e il sorriso della Madonna. Tra il fogliame degli alberi, la ninna-nanna di Brahms, e nella luce mossa dal vento gli occhi tristi di una nobile signora. 

Forse mi cercavano.

domenica 12 dicembre 2021

L'amico

 

Ho un vero amico. È un francese conosciuto tanti anni fa in un luogo senza nome, lambito dal deserto. Da tempo vive nelle foreste della Garfagnana, ospite di folletti, fate, gnomi, e dai silenziosi abitanti delle tane. Tutti gli anni mi aspetta per trascorrere insieme la santa notte di Natale. 

La sua casa è costruita con tronchi di legno, feriti dalle tempeste, e vicino scorre una melodiosa sorgente. È un luogo amato anche da San Francesco, e come sempre, a mezzanotte, scende dal cielo e depone il divino Bambino in quella dimora di tronchi feriti, dove è stata preparata la culla per il Salvatore, ornata di selvaggio muschio ed edere dal verde intenso. 

Nella foresta inni di gioia, e nelle tane scorrono gli echi. Salutandomi ed emozionato, l'amico mi dice: "L'anno prossimo San Francesco, insieme al celeste Bambino, porterà anche Aisha col suo violoncello.

domenica 5 dicembre 2021

Lo sguardo del cielo

 

Osservo spesso lo sguardo del cielo, e vedo volti che ho amato, e occhi che mi cercano. Non voglio vedere le ombre del mondo, ma le dolci luci del tramonto. Nel blu sfumato del cielo, lo sguardo pallido di un angelo mi sorride.

domenica 28 novembre 2021

La nube solitaria

 

Le ombre, mosse dal vento, danzavano nella pace primordiale della foresta. Nelle sorgenti e nei rigagnoli di acque chiare, si specchiavano gigli e corone di fiori di ogni colore. Sugli alberi le foglie macchiate di cielo aspettavano gli angeli, tra gioiosi canti di uccelli. Erranti foglie autunnali addormentate si lasciavano trasportare felici da acque azzurre. Questo fu il nostro meraviglioso mondo, un universo dove la morte si rinnova. Durò un'estate, e profumava di paradiso.

Ora vago solo nella foresta, e cerco la melodia del tuo passo leggero, e la luce di un sogno. Cerco di capire. Il ricordo tace e il dolore trattiene il pianto. Perché quella nube alata e solitaria ti portò via?

domenica 21 novembre 2021

La falena

 

Sedevo solo davanti al camino, in compagnia dell'amico gatto, e nella penombra i pensieri erano confusi. Fuori, la sacra notte era buia come non mai. Mentre il camino si spegneva, udivo una lontana melodia, e il gatto cercava le mie carezze. Poi un misterioso silenzio, e nell'oscurità lampi di luce, e una falena si posò sulla mia spalla. Una placida malinconia mi prese per mano, e mi accompagnò in quel luogo ignorato e senza nome, dove da ragazzo raccolsi timidamente un fiore. E nell'oasi rividi il tuo volto, e i tuoi occhi che mi cercavano. 

Improvviso, un vento furioso forzò la finestra della stanza, chiamando "Aisha", e dalla mia spalla scomparve la falena. Edgar Allan Poe scriveva: "La vita è sogno". Io penso che anche le ombre siano sogno. 

domenica 14 novembre 2021

Dalla cattedrale del cielo

 

Nel borgo muto la nebbia del tardo autunno riposava e sognava. In quel che fu un giardino, era rimasta una rosa cosparsa da lacrime di brina. Dal cielo venivano le parole dei silenzi e onde di malinconie. Una sorgente raccontava la storia di un paese lontano e di sogni sepolti in una duna. Tra le nere foschie delle alture, la tua voce, e in una fugace visione accarezzavo il tuo volto. La perenne tristezza si colorava di ricordi dorati. Dalla cattedrale del cielo, echi del tuo violoncello. 

domenica 7 novembre 2021

Ti parlerà di me

 



Ombre di luci e di sogni in quel giorno d'estate nei boschi di Casa del Monte, che mi videro bambino, e nel buio dei fossi erano cresciute campanule bianche. C'è un silenzio che vuole parlare, e sulle foglie rosse d'acero, cadute d'autunno, un lontano suono di passi. Scivolavo nel verde e umido muschio, e tornava la visione di una donna con una pesante fascina sulle spalle. Sorridendo, mi prendeva per mano e mi rialzavo. 

Troppo presto ti ho perduta. Ma so che vivi in cielo con gli angeli. Chiedi loro il permesso e scendi per qualche ora. Poi prendimi per mano e, come allora, saliamo su quell'altura. 

Ho conosciuto un angelo che ti assomigliava, in una terra lontana assolata e tormentata dal vento. Vive in cielo. Cercala e ti parlerà di me.


lunedì 1 novembre 2021

Giallo d'autunno

 

Parco Amendola nord, Modena, 31 ottobre 2021

domenica 31 ottobre 2021

Nei boschi invasi dalla nebbia

 

Da ragazzo abbandonai quel borgo montano: sognavo altri cieli. Da vecchio sono tornato lassù. Non ci sono più voci. Guardo intorno e mi accorgo che sono rimasti soltanto disegni di ombre. 

È autunno. M'inoltro nei boschi invasi dalla nebbia, per assaporare la gioia della malinconia e la melodia del ricordo. Tra la foschia appare il tuo volto, e la luce dei tuoi occhi mi consola. Nella dolce, mistica tristezza di novembre sussurro il tuo nome. Ti chiamavi Aisha ed eri l'ultima stella che scomparve all'alba nel deserto, sotto un cielo infinito. 

Ora torno nella pianura, e le luci e le ombre sono opache.

domenica 24 ottobre 2021

A novembre

 

Nei nostri boschi celesti vive il tuo sguardo, che illumina i colori dell'autunno. Verrò a trovarti a novembre, e darai luce alla mia malinconia. 

domenica 17 ottobre 2021

La mistica luce dell'autunno

 

Finalmente, lontano dal frastuono e dalle idiozie del mondo, camminavo nella foresta. Dal fitto fogliame filtrava la luce degli dèi, e timida sfiorava i petali dei fiori. Nel silenzio e tra la luce divina, una dolce visione. Si avvicinava una nuvola azzurra, accompagnata dal canto degli angeli, e mi apparivi tu. Come eri bella nel blu! Tra le ombre della foresta, punteggiate da roselline bianche, l'eco del tuo canto, e il silenzio della tua malinconia. Nelle acque di una sorgente lo sguardo di una bambina mi fissava, e sulla mia spalla cadeva leggera una foglia bruna. Al ritorno una foschia luminosa macchiava il tramonto, e portavo con me la nostalgia di quella nuvola azzurra.  

Quando nella foresta riposerà la mistica luce dell'autunno, tornerò a cercarvi, e chiederò al vento dove ha raccolto quella foglia bruna. 

domenica 10 ottobre 2021

Le ombre del passato

 

In quel borgo montano, dove da bambino giocavo col mio adorato gatto, non c'è più nessuno. Ma di notte cantano ancora gli usignoli, e le stelle si avvicinano per ascoltare. Nei boschi si nascondono gli dèi, e a volte scendono gli angeli a far loro compagnia. Vicino alla Maestà sono cresciuti due gigli bianchi, e alcune roselline si aggrappano alle mura cadenti. Nel silenzio si sente il profumo di Dio, e il volto triste della Madonna trattiene il pianto. Nella fontana si specchia la luna, che cerca le ombre del passato. 

Una sorgente nascosta mi sussurra la storia lontana di una bambina smarrita in un deserto, quando il cielo era una cupola di stelle. Cerco di farla tacere fino a quando si spegnerà il tramonto. Ora mi chiedo: perché da vecchio sono tornato lassù, per un giorno, dove qualcuno mi portò da bambino?

domenica 3 ottobre 2021

Era la fine di novembre

 

Era la fine di novembre. Sedevo su una pietra grigia, senza tempo, nella sacra foresta. Intorno a me, foglie ed edere morenti, e da una sorgente echi di una lontana melodia. Un cerbiatto mi osservava, poi scuoteva la testa e, lentamente, si allontanava. Nelle quiete ombre novembrine, un velo di nebbia. Nel cielo, nuvole sottili macchiavano l'orizzonte. Cercavo la gioia della malinconia, e il sorriso di quel fragile fiore raccolto nel deserto. Nel cielo, un chiacchiericcio di uno stormo di uccelli che tornavano in lontane oasi baciate dal sole. Ho chiesto loro di cercare quell'angelo che smarrii nel deserto. 

Andrò lassù e aspetterò il vostro ritorno. 

domenica 26 settembre 2021

Il lago e le foglie rosse

 



Il maniero si specchiava nelle acque del lago desolato, macchiato di foglie rosse. Ripercorrevo il sentiero che piangeva un ricordo, e nella mia mente scorrevano luci e visioni di un passato lontano. Il sussurro di un lungo cipresso con lo sguardo verso il cielo, e tra le ombre due gigli bianchi. 
Il maniero chiuso giaceva nel sonno. Volevo chiamarvi, ma un velo di nebbia e misteriosi silenzi me l'impedivano.
So che quando tu e la bambina piangete, gli dei vi cullano e vi raccontano di me. 

domenica 19 settembre 2021

Il balcone del cielo

 

Quella notte tu e la bambina eravate accanto a me, nel deserto. Improvvisa si scatenò una tempesta di sabbia. Gli angeli, preoccupati, scesero e vi portarono in cielo. Da allora sono tornato in quel borgo baciato da placide montagne, dove da bambino mi accolsero e mi cullarono senza chiedere nulla. 

Nel borgo è rimasta la voce della fontana, che a sera attende la luce della luna e i racconti delle stelle. E io cammino solo e cerco i colori del ricordo. C'è una radura, nascosta nella faggeta, e sopra un pezzo di cielo tutto mio, e nell'azzurro vi cerco. Cosa vi posso raccontare se non vi affacciate al balcone del cielo?

domenica 12 settembre 2021

Amparo

 

Un velo di nebbia nella pallida luce dell'autunno, e sui sentieri che conducono lassù, a Casa del Monte, i fiori morenti ascoltavano il mio silenzio. Nelle ombre, echi di una lontana melodia. E tu, sotto cieli infiniti, dove di notte riposano gli dèi, sognavi e piangevi con lo sguardo delle stelle e la luce discreta della luna. 
Anch'io quassù piango come te, e sogno la luce del tuo ricordo. Da allora non c'incontriamo più, e per sempre sarà così. Vivremo sempre di quel sogno come realtà. Quando il sole illumina le palme nelle prime luci del mattino, consegna i tuoi sogni al vento che ascolterò; e quel vento, di rimando, ti racconterà i miei. Amparo! Come eri bella quando ballavi il flamenco e i tuoi occhi mi cercavano. 

domenica 5 settembre 2021

Luci del tramonto

Da vecchio ho un sogno che non mi abbandona: vorrei tornare bambino per un giorno, in quella cascina tra i vigneti delle Langhe, e, come allora, camminare tra le stoppie insieme a mio nonno. Rivedere il sole che, accarezzandole, abbandona le colline, e sui dolci pendii si allungano le ombre, e le vigne si addormentano. 
Mentre tornavamo alla cascina, tra le ultime, quiete luci del tramonto qualche pennellata di Monet. Prima di coricarci, l'ultimo sguardo alle colline buie e silenziose, e si udiva il racconto del Belbo che scorreva lento. Forse aveva ragione un poeta di cui ora mi sfugge il nome, un poeta che scriveva: "È il paese che, se lo lasci, non puoi più tornare". Dimenticavo: sotto i tetti della cascina, di notte, mi parlavano le rondini. 

domenica 29 agosto 2021

Ore antiche

 

Abitavi in un luogo amato solo da poveri poeti solitari e sognatori. Oggi, giorno di primavera e di sole, ripercorro quei sentieri cari a noi due per venirti a trovare come allora. Sui fiori macchie di malinconia, e le falene si posano altrove. Da una sorgente echi di una triste melodia. So che non ci sei più, perché appartieni al cielo e agli angeli. Vago su sentieri e pendii alla ricerca di ore antiche, sapendo di non trovarti. In quel giorno di primavera, il tramonto si colorava del giallo di Turner con sfumature dell'azzurro di Trakl, e di un'ombra divina. Rimanevo confuso e, mentre scendevo, mi accompagnava la quarta ballata di Chopin. 


domenica 22 agosto 2021

L'ultima foglia

 

In quel giorno di tardo autunno l'orizzonte era pallido. Tra un velo di nebbia, rintocchi di antiche ore da una campana. Dai rami denudati e neri cadeva stanca e lenta qualche foglia. Nella dolce tristezza dei boschi spenti, cercavo la tua ombra, e aspettavo le parole del vento. La nebbia s'infittiva, e sui sentieri ammorbidiva le dure pietre. Agli uccelli che volavano per tornare alle loro terre assolate ho chiesto di raccontarti la mia nostalgia, e il pianto di chi ricorda cose lontane. Da una grigia quercia cadeva l'ultima foglia color ruggine. 

domenica 15 agosto 2021

Con i dolci tramonti

 

Sulla terra malata di questa vasta pianura, la luce è crudele, e mi sfugge la tua immagine. L'azzurro del cielo si sta spegnendo, e io mi smarrisco. Cerco quel sentiero che arriva lassù, a quella casa senza voce che attende, sotto lo sguardo delle stelle, l'urlo degli assenti a un passato che sta morendo. Sono confuso, e da solo non riesco a trovarlo. Chiedi il permesso agli angeli, e scendi. Tu che lo conosci bene, accompagnami. Poi torna con gli angeli e non ti recherò più nessun disturbo. 
Rimarrò solo ad aspettare e sognare con i dolci tramonti che si spengono nel cielo. 

domenica 8 agosto 2021

Per chi?

 

Nel silenzio e nell'atmosfera mistica di un giorno autunnale, vagavo nella foresta spenta. Il sole era stanco, e nel cielo qualche pallida nube. Qua e là echi spezzati della tua voce, come un lied del triste Schubert, e ti ricordavo come allora, in quell'oasi nascosta e lontana baciata dal cielo e cullata dalle stelle. So che in questa solitaria foresta, in una sorgente azzurra, il vento ha portato una piccola macchia della tua luce celeste con riflessi di malinconia. Solo agli dèi è permesso di vederla, e al mattino si spegne. Allora penso alle parole di una poesia di Charles Wright, che diceva: "Scrivi, disse la voce. Perché? Fu la risposta. Per i morti che hai amato, venne all'istante la replica". 

Vacanze e mutamenti

 

Questo post è scritto da Romina (G. M.), del blog Oltre il cancello

Questo è un post particolare, frutto di fantasia. Immagino me stessa in vacanza in due momenti storici diversi, il 2021 e il 1987. I gesti e i pensieri non possono essere gli stessi, perché troppe cose sono mutate, intorno a noi e dentro di noi.

Montagna, 2021, vacanze estive. Sono seduta a un bar, è mattina, mi rilasso. Mentre aspetto il dolce e il caffè, invio il buongiorno a una ventina di contatti su Whatsapp. Ho scaricato un’immagine da Google, una di quelle col giorno della settimana già stampato, così auguro a tutti buon lunedì senza nessuno sforzo, senza dover neppure aggiungere un pensiero. Qualche minuto ed è fatto.

Arrivano il dolce e il caffè, comincio a mangiare e ricevo un messaggio su Uozzappa. Guardo e vedo un buon lunedì con un’immaginetta ripresa da Google – facciamo tutti così. Chiudo subito, l’ho appena guardata, non mi soffermo mai più di qualche secondo. Poi, mentre mangio, nuovi squilli che segnalano altri buongiorno. Non li guardo neppure, rimando tutto a un altro momento. Vado su Google, cerco le news, leggo i titoli, tento di capire cosa m’interessa, ma le notizie sono troppe, si accavallano, si rincorrono senza posa. Per fortuna sono in grado di distinguere tra vere notizie e patetici articoli acchiappa clic, ma talvolta questa bulimia di articoletti e post di ogni genere mi fa girare la testa, quasi come se mi trovassi in mezzo a un chiasso infernale. Mi stanco presto e chiudo Google. Finita la colazione m’incammino per una passeggiata. Pochi passi, squilla il telefono, stavolta rispondo. Due o tre parole per confermare il mio ritorno a casa a mezzogiorno circa. Continuo a camminare, mi arrivano altri messaggi, foto di amici e parenti in vacanza, abbronzature, arie felici. So tutto quello che fanno, brevi messaggi m’informano di ogni cosa. Intanto cammino, il paesaggio è meraviglioso e posso sbizzarrirmi a fotografare gli angoli che preferisco, senza limiti di nessun tipo. Al massimo scarterò le foto peggiori. Poi arriva l’ora di tornare a casa. Non ho portato la macchina, ma poco importa: sui bus si viaggia bene, sono silenziosi, puliti e c’è persino l’aria condizionata.

Montagna, 1987, vacanze estive. Sono seduta a un bar, ad alcuni chilometri da casa. Aspetto il dolce e il caffè e, nel frattempo, sfoglio alcune riviste che ho comprato all’edicola qui vicino. Mi piace il profumo della carta dei giornali ancora nuovi, tanto che spesso avvicino le pagine al volto per poterlo sentire meglio. Il mio rapporto con la lettura e la scrittura, infatti, è fisico, intensamente carnale: devo toccarle, le pagine, devo sentirle con il tatto e l’olfatto, sono oggetti concreti preziosi. Non finiranno subito nella spazzatura, alcune riviste si salveranno, le rileggerò, poi forse ne darò una o due a qualche parente. Facciamo sempre così, ce le scambiamo, è un’abitudine.

A un certo punto mi alzo e vado a passeggiare. Mi vengono in mente le amiche lontane, qualcuna al mare, qualche altra in montagna; ci rivedremo fra un mese circa e parleremo delle vacanze, racconteremo qualche sciocchezza, ci lamenteremo della noia di certe giornate. Poi ricominceremo con i nostri svaghi, gli incontri della domenica pomeriggio, le vasche in centro storico. Ma intanto sono qui, sto bene, il tempo scorre a rallentatore, le vacanze sembrano infinite, e questa lontananza da tutto e da tutti, questa lunga pausa, non può che farmi bene.

Adesso mi piacerebbe scattare qualche foto, e allora devo scegliere bene, devo concentrarmi sui panorami più belli, perché non voglio usare più di un rullino. Le cartoline, invece, le acquisterò la prossima settimana con calma, quando tornerò a comprare altre riviste. Dopo un’ora di vagabondaggio e di pensieri lenti, vado alla fermata della corriera. Per fortuna il viaggio è breve, perché l’odore di benzina, sul mezzo, è molto fastidioso. Ma il percorso sarà piacevole, mi sentirò in compagnia, perché in corriera nessuno si preoccupa di parlare a voce bassa e c’è sempre qualche estraneo che mi rivolge la parola.

domenica 1 agosto 2021

Telefono pubblico

 

Post scritto da Romina (G. M.), del blog Oltre il cancello

Ebbene sì, eccola qui la cabina telefonica dei miei tempi. L’ho citata persino in qualche vecchio post, questa mitica cabina situata all’entrata del parco di viale Buon Pastore. Ricordo quando a volte, da adolescente, me ne servivo durante i lunghi pomeriggi di giugno trascorsi fuori casa. I cellulari non c’erano e quindi le possibilità erano soltanto due: entrare in un bar e telefonare da lì oppure usare queste cabine, che all’epoca sembravano un trionfo di progresso insuperabile. Mai avremmo immaginato che, dopo pochi anni, sarebbero diventate oggetti quasi obsoleti, da guardare con un po’ di commozione.

Le tracce materiali del passato sono sempre rassicuranti, specialmente in un’epoca di enormi trasformazioni, di cambiamenti rapidissimi. Ammetto che, qualche volta, anch’io mi sento come quella cabina solitaria rimasta senza porta: un po’ fuori moda, a mio agio e in difficoltà nello stesso tempo, dentro al mondo e fuori di esso – come vivere lungo un confine incerto, di fronte a un paesaggio evanescente. Ma va bene così, deve essere così quando gli anni passano, le memorie si accumulano e si ricordano tempi lontani, ritmi diversi, valori quasi scomparsi.

Non vorrei tornare indietro; la retorica dei bei tempi andati non mi appartiene. Però mi piacerebbe trascorrere una breve vacanza nel passato: mi basterebbe un fine settimana ogni mese, soltanto per recuperare la me stessa di ieri – ciò che ero e mai più sarò -, e rivivere atmosfere definitivamente perdute, dissolte dall’impietoso scorrere del tempo.

Ma visto che ciò è impossibile, mi accontento di contemplare la mia bella cabina telefonica, impolverata e stanca, immobile sotto il sole e la pioggia, abituata a sopportare tutte le intemperie.

Gare du Nord

 

Lassù, in quel piccolo borgo dove qualcuno mi portò da bambino, sono rimaste quattro case vuote, e vi gioca il vento. L'aia è invasa da sterpaglie, tra le ortiche spuntano scheletri di attrezzi agricoli e le rondini volano altrove. Nella fontana, si specchiano le ombre e scorrono lacrime. Roselline selvatiche e gentili si sono aggrappate ai sassi della Maestà cadente, e disperate cercano di raggiungere il volto della Madonna. Noi abbandonammo borghi e paesi dai cieli azzurri, perché ci dissero che nelle città l'avvenire era roseo. Ora tutti gli amici sono scomparsi. Vivevano nelle periferie delle città, o ai bordi dei grandi complessi industriali, dove il cielo è perennemente grigio e gli angeli hanno sprangato le porte. 

Sono vecchio e da sempre porto con me una visione e una certezza. Ricordo un ragazzo come me, con gli occhi colorati da un'immensa malinconia, che usciva con una valigia consunta dalla Gare du Nord di una città francese. Aveva fretta e non ci salutammo, e le onde del vicino oceano rumoreggiavano. Capii che quel ragazzo sarebbe vissuto sempre esiliato.

domenica 25 luglio 2021

I poeti

 

Gottfried Benn diceva: "Quando Delacroix esponeva le sue teorie, si faceva inquieto perché non sarebbe mai riuscito a spiegare i notturni di Chopin". Leo Ferré cantava: "Avec le temps  tout s'en va". Entrambi non sapevano che i poeti, mentre muoiono, sognano, e gli angeli li accompagnano nel Valhalla, attesi dai geni della musica. 

domenica 18 luglio 2021

Il vento taceva

 

Eri figlia del deserto. I tuoi occhi avevano le ombre delle immense notti, e i colori dei sogni dell'alba. Quando il tramonto spegneva la luce sui palmeti, ascoltavi il misterioso silenzio del cielo, e con ansia attendevi le parole del vento; ma il vento taceva. In un giorno d'autunno colorato da pallida nebbia e da orizzonti sfumati, camminavo solo e un poco stanco tra faggete ormai spoglie, che assomigliavano ad antichi templi abbandonati dagli dèi. E, mentre ti pensavo, da una sorgente ornata da orchidee selvagge scorrevano note del divino Schubert, e il vento taceva.

venerdì 16 luglio 2021

La stagione delle cartoline

 


Questo post è tratto dal blog Oltre il cancello ed è scritto da Romina (G.M.)


Ai miei tempi, quand’ero adolescente, l’estate non era soltanto la stagione della spensieratezza, ma anche il momento magico in cui scrivere e ricevere quegli oggetti ormai obsoleti chiamati cartoline. I cellulari e gli smartcosi non esistevano, l’ormai mitico Uozzappa non era neppure nei nostri sogni e telefonare col fisso o nelle apposite cabine costava parecchio; così, per tutti questi motivi, le comunicazioni erano lente, e tessere le fragili trame delle relazioni interpersonali, cercando di mantenerle in ogni circostanza, prevedeva la scrittura di lettere e di cartoline.

Durante l’estate, le cartoline erano un modo veloce e pratico per conservare un flebile legame con amici e parenti mentre ci si trovava in vacanza. Non sempre si scrivevano per vero affetto: a volte mandare cartoline era quasi un dovere, altre volte era un modo per far sapere che sì, si era in vacanza, e guarda un po’ in che bel posto mi trovotiè! Però, a differenza di quanto accade ora con Uozzappa et similia, l’invio delle cartoline richiedeva un piccolo impegno, un certo sforzo, e allora si tendeva a selezionare le persone cui mandarle: difficilmente si perdeva tempo a scriverle a qualcuno di cui nulla c’importava o che, peggio, ci era antipatico. Bisognava, infatti, entrare in un negozio, scegliere le cartoline, scrivere un pensiero e l’indirizzo esatto, e poi comprare i francobolli per farle giungere a destinazione, dopo averle infilate nella meravigliosa cassetta postale rossa fiammante.

Non bisogna sottovalutare la rilevanza di queste cassette, perché, oltre all’ovvia funzione pratica, svolgevano anche un importante ruolo sul piano psicologico: le cassette postali, infatti, erano la certezza visibile e tangibile della presenza dello Stato in luoghi sperduti e impervi. Incontrarle in un remoto paesino di montagna o in una piccola località di mare confinata a casa di Dio, infondeva un senso di sicurezza, perché erano il segno inconfondibile della nostra appartenenza a un’ampia comunità. Quelle cassette lucide e rosse ci dicevano che non eravamo soli, nonostante ci trovassimo al Lido delle Zanzare o a Bosco Tre Case.

Inviare un cartolina comportava, come si è visto, un certo impegno e un piccolo investimento economico, poche cose, è vero, ma impegnative se paragonate al convulso invio d’immagini via Uozzappa, dove c’è un tasto che consente di mandare rapidamente la stessa foto a tutti i propri contatti, fra cui il conoscente del quale a stento si ricorda il nome e il presunto amico conosciuto su Facebook, di cui s’ignora tutto ma non importa, perché ciò che conta è avere un buon numero di contatti e inviare. Ormai siamo in preda alla mistica dell’invio.

Le cartoline erano, ai miei tempi, un complemento indispensabile dell’estate e si trovavano ovunque, anche in paesini sconosciuti. La mia casa in appennino, ad esempio, era in una piccola frazione a tre chilometri dal Comune principale della zona. Eppure, oltre a un bel campo sportivo grande (ci si giocava anche il torneo di calcio dell’appennino), a un parco con le altalene e a una bella chiesa con annesso campanile, nella mia frazione c’erano anche due negozi di alimentari e altri prodotti, fra cui le cartoline, che immortalavano quel luogo regalandogli la dignità di paese da ricordare. Così, fra due etti di prosciutto e un chilo di pane, si poteva decidere quale cartolina mandare fra quelle presenti, perché c’era persino una discreta possibilità di scelta. Quasi superfluo aggiungere che, nella mia frazioncina, non mancava una bella cassetta postale.

All’epoca molte persone conservavano le cartoline che ricevevano per rileggerle, guardarle e parlare di chi le aveva inviate. Erano segni concreti delle nostre relazioni sociali e preziosi ricordi, perché lasciavano una traccia di chi era lontano e di chi aveva abbandonato per sempre questa valle di lacrime. Il fatto che fossero scritte a mano conferiva alle cartoline un fascino che nessun messaggio elettronico potrà mai avere. La calligrafia, infatti, è un’espressione della propria individualità, perché nessuna calligrafia può essere identica a un’altra; perciò rileggere poche parole vergate a mano su una vecchia cartolina rievoca con forza particolare l’immagine di chi l’ha scritta.

Chi non ha vissuto quei tempi non può comprendere cosa significhi una piccola cartolina e quale valore affettivo possa avere. Certo, si possono rileggere anche le email, si possono guardare più volte le immagini ricevute sullo smartphone e le foto su Instagram; però, toccare con le mani una cartolina e osservare la calligrafia di chi magari non c’è più, è un’esperienza che coinvolge ricordi e affetti con una profondità sconosciuta ai nuovi mezzi di comunicazione. Che poi questi siano utilissimi e piacevoli è cosa che non metto in dubbio, altrimenti non scriverei qui; ma chi ha conosciuto il tempo delle cartoline sa che esse restano, per alcuni versi, insostituibili.

domenica 11 luglio 2021

Apparteneva al cielo

 

Apparteneva al cielo e gli angeli l'aspettavano. Se ne andò quando l'inverno stava finendo. Io ero accanto a lei, e nell'aria profumo di primavera. Da quel giorno, era la prima volta che entravo e mi sedevo nella cattedrale. Fuori la nebbia aveva steso un velo sottile su ogni cosa, e le guglie cercavano il cielo. Intorno a me, le mura e gli altari mi raccontavano il Medioevo, e si respirava l'alito di Dio. Solo le lacrime delle figure avevano il colore di ieri, di oggi e di sempre: è il colore che ci accompagna nel tempo. Mentre ascoltavo la Messa solenne di Beethoven, un angelo mi accarezzò una mano, e i ricordi si colorarono d'azzurro.
Ora sogno immensi tramonti celesti. 

domenica 4 luglio 2021

Il nonno e le rondini

Il sole accarezza le stoppie. Il Belbo scorre lento: ascolta e ricorda. Al tramonto le vigne delle Langhe si addormentano e sognano. Di notte, tra le vigne, un'ombra luminosa cammina tenendo per mano un bambino. L'ombra luminosa è mio nonno, e quel bambino sono io, ormai vecchio. Nella cascina, da tempo silenziosa, a primavera tornano, volano e nidificano le rondini. 

 

domenica 27 giugno 2021

An die musik (Alla musica)

 

A quell'angelo che mi tiene per mano nelle mie solitudini, e pazientemente mi accompagna sui sentieri del tramonto, ho chiesto di concedermi un sogno: "Portami su quel lago, quando vi si specchiano le stelle e la mistica luce della luna e l'eco della rapsodia del ricordo. Tienimi forte la mano, e saliamo al sentiero che porta al castello. Voglio fermarmi un po' per ascoltare il pianto della sua viola". 
I tuoi silenzi li ruba il vento, che mi porta suoni di Brahms. Tu lontana, e per sempre vicina. 

domenica 20 giugno 2021

Al tramonto

 

I tuoi occhi custodivano i sogni dell'alba e i colori dei dolci tramonti d'ottobre - e ti ho perso per sempre nell'immensa notte del deserto mentre il vento taceva. Solo la sabbia conosce i segreti delle tue parole. Non volevo che il vento violentasse la tua ombra, e raccontasse quella storia. È per questo che ho portato la tua ombra in un rigagnolo d'acqua celeste, nascosta lungo i pendii boscosi di Casa del Monte. È lì che da bambino mi rifugiavo, parlavo e giocavo col mio amico gatto, Ghefo. 

Quassù, quando i tramonti si spengono, mi appare il volto di un angelo smarrito. Chiamami al tramonto, e io ti sentirò. 

domenica 13 giugno 2021

Torna a novembre

 

Carico di anni e depositario di ricordi, viveva solo in un vecchio casolare abbandonato. Era l'ultimo testimone di una storia lontana che volevo conoscere. Gli regalai dei sigari, che furono ben accetti. Ci sedemmo all'ombra di una vecchia quercia. Prima di parlare mi fissò intensamente, e per un attimo le sue profonde rughe mi ricordarono i solchi che il vento del deserto lascia sulle dune. Gli occhi s'intristirono, e mi disse: "Torna quassù a novembre, quando dormono le nebbie e gli orizzonti sono spenti. Sentirai l'eco di una ninna nanna a te sconosciuta. Vedrai l'ombra di una nobile signora che fuggì tempo fa, e capirai". 
Non so perché, ma piansi. 

domenica 6 giugno 2021

I tramonti

 

Un vento cupo, arrivato dal lontano deserto, ha trascinato un'ombra in una sorgente nascosta nelle foreste della Garfagnana. È un'ombra azzurra e fragile. Ho chiesto al sole di non sfiorarla, potrebbe ferirla. Solo io conosco i silenzi e le parole della sua voce spenta. Una notte si aprì una finestra nel cielo, e scesero gli angeli. Agli angeli raccontò quella storia che non riesce a dimenticare. Ora cammina con gli angeli nei giardini celesti del cielo. Da allora, un vecchio, forse un poeta, vive con gli gnomi vicino a quella sorgente nascosta, e guarda i tramonti.

domenica 30 maggio 2021

I confini del cielo

 

Nuvole basse e grigie appese alle guglie snelle, e sopra il cielo spento. Tu, inginocchiata in una cappella della cattedrale, mi aspettavi. Sull'altare un vaso di rose rosse morenti, e una luce malinconica. Da un organo la musica di Bach. Mentre ti davo la mano per condurti a casa, la cattedrale s'illuminò. Dalle alte vetrate scesero gli angeli, e ti portarono via da me. 

Quando le nebbie d'autunno oscureranno i boschi di Casa del Monte, sarò lassù per cercare i confini del cielo.

domenica 23 maggio 2021

L'ultima stella

 

Ho regalato tutto il passato di luci e di ombre al tramonto. Al cielo ho raccontato il nostro incontro, e i misteriosi silenzi delle notti con te nel deserto. All'ultima stella dell'alba ho chiesto di cercarti e di portarti il mio ricordo, e non so perché piango. Tu sei l'angelo che mi accompagna nel mio vagare solitario, e che non dimentico: e rimane, rimane, rimane...

domenica 16 maggio 2021

Un mondo per sempre azzurro

Su quei sentieri, baciati da cieli azzurri e dallo sguardo di Dio, e nell'azzurro i miei sogni. I mormorii di una sorgente, e tra le ombre un bianco, fragile giglio, e la tua luce, mentre le mie labbra sussurravano il tuo nome. La primavera aveva colorato di celeste i boschi dove erano esiliati gli dèi. Nell'aria, con sfumature d'azzurro, la melodia del tuo liuto rinnovava un ricordo, colorandolo di gioie lontane. Era maggio. Al tramonto una campana invitava alla preghiera, e tornava il sapore della fede. 
Ci rincontreremo come allora, in un mondo per sempre azzurro, dimora di Dio. 



 

domenica 9 maggio 2021

L'ultima stella

 

In un angolo di una città superba e antica, tu, vecchia e stanca, stendevi timida la mano ai passanti con gli occhi socchiusi. Ma gli angeli avevano aperto le ali per rapirti e portarti in cielo, dove ti aspettavano per festeggiare. Con grande sorpresa, ritrovavi il tuo violoncello, e dagli occhi lacrime di gioia. Oh, come allieterai gli abitanti del cielo! Rammenti? Nelle notti silenziose e magiche, nel deserto, parlavamo con una stella. Ora che sono tornato nel mio borgo montano, guardo spesso l'ultima stella dell'alba, silenziosa e malinconica, sperando che il vento del deserto mi porti la tua voce. A volte, quando i tramonti catturano dolcemente le ultime luci, un angelo mi sorride. 


domenica 2 maggio 2021

Liebes-lied (canto d'amore)

Camminavo solo sui sentieri che conducono lassù, nel regno del silenzio. Nel cielo blu, una nuvola solitaria, e nell'aria profumo di gelsomini e gigli selvatici. I verdi muschi, accarezzati da acqua azzurra, erano macchiati. Sui rampicanti volavano api e calabroni, alla ricerca del polline profumato di miele. In una radura nascosta, protetta da lunghi alberi neri, una luce divina colorata dagli angeli. Forse fu rifugio o altare degli dèi, da tutti dimenticati. 

Nel fogliame, mosso dal vento, un velo di nebbia e un concerto di flauti, violini e violoncelli. Un canto d'amore e una nenia triste rinnovavano un ricordo. Veniva la sera, e cercavo quella stella che riposa con te in un'oasi lontana e silenziosa. 

Ti chiamo, e forse piango. Mi sono smarrito in un mondo di sogni, e tu sei quell'ombra azzurra che mi accompagna. Perché mi vieni a cercare fin quassù? Non ferire la mia malinconia. 
 

domenica 25 aprile 2021

A metà novembre

 

In una notte di novembre e di nere nebbie, ho sognato un angelo. Era metà novembre, e mai potrò dimenticare quella notte buia e di nere nebbie di metà novembre. Qualcuno si avvicinò guardingo e silenzioso alla mia finestra, ed era metà novembre. Al mattino, mattino di nebbie novembrine, sui vetri della mia finestra la tua ombra mi fissava. 

Verso maggio


Arriva maggio.

 

domenica 18 aprile 2021

Tra i vapori

Come me, amavi le ombre delle nebbie che smorzano i tramonti, e ascoltano i lunghi silenzi di voci ormai spente. Tra i vapori della nebbia, profumi di malinconia.

 

domenica 11 aprile 2021

Quando il vento

 

Cadono foglie silenziose e leggere sui fiori pallidi della mia solitudine, nascosti fra le ombre dei fossi montani. Quando il vento del deserto sussurra l'eco delle tue parole, m'intimorisce la tua malinconia, e io divento triste e piango. Perché continui a cercarmi? Tu vivi dove le stelle si addormentano, sul tappeto blu del cielo, e ti sono vicine, mentre il deserto sogna. 
La luce morente del tramonto trascina la mia ombra al di là delle cime. Quando arrivano le nebbie, la luce degli occhi di una bimba illumina i miei pallidi fiori. Non parlare con il vento. Il vento non sa tacere, e allora perché mi cerchi?

domenica 4 aprile 2021

E tu continui a camminare

 

Le città, ferite dalle luci, fanno piangere le stelle - e fuggono gli angeli. La luna non riesce a specchiarsi nelle acque torbide dei fiumi, e invano cerca altrove. E tu continui a camminare nella città colorata di disperazione. Le piante dei viali sono tristi, e i fiori dei parchi sono calpestati dai passi pesanti degli uomini. E tu continui a camminare sotto un cielo opaco. 

A Casa del Monte il cielo è ancora azzurro, e bacia i tramonti. Sotto l'ombra dei cespugli, protetti dalle foglie autunnali, ti aspettano quei fiorellini timidi che amavi tanto. Torna prima che arrivi il vento. Quassù il silenzio racconta, il cielo ci guarda e profuma di Dio - e anche le sorgenti ascoltano. E tu continui a camminare confusa nella città dagli orizzonti spenti. 

domenica 28 marzo 2021

Calava la nebbia

 

In quel lontano giorno di metà novembre, calava la nebbia nel borgo e sui pendii di Casa del Monte; un bambino cercava la tua mano, ma non la trovava. Ora quella casa è un cumulo di pietre, che aspetta le nebbie di novembre per ricordare. 

In un lontano maniero, all'ombra di un cipresso, a metà novembre, piange una fontana. 

domenica 21 marzo 2021

Lacrime di stelle

 

Nel buio dell'immensa notte, si era addormentato il deserto. Le stelle, attente e curiose, ascoltavano i silenzi di uomini venuti da lontano. Erano silenzi che cercavano e parlavano di sogni ormai spenti, macchiati dai colori di tristezze e malinconie. La melodia di un'antica canzone raccontava cose lontane e ricordava ombre fuggite, e le stelle si avvicinavano timidamente. Al mattino, sulla sabbia, erano rimasti lacrime di stelle e profumo di cielo. Al sole rimaneva l'ingrato compito di cancellare quelle lacrime. 

domenica 14 marzo 2021

Un vento

 

Qualcuno la portò lassù, e nessuno sa da dove. I suoi occhi erano macchiati dalle stelle e da segreti di malinconia. Temeva le nebbie gelide e i silenzi delle radure. In estate si sedeva sola sotto le ombre delle vecchie querce, e sorrideva. In inverno, quando nevicava, guardava il cielo e piangeva. Osservava l'azzurro del cielo e cercava orizzonti lontani. Ma le montagne lo impedivano e baciavano i tramonti. Lei diventava triste, e nei suoi occhi la malinconia delle stelle. 

Un giorno sparì. Nessuno seppe come e perché. A volte, un vento che viene da lontano si ferma alla sua finestra chiusa. Quando se ne va, rimane profumo di gigli, e l'eco melodiosa di una sorgente, e l'ombra triste di un poeta solitario. 


domenica 7 marzo 2021

La rondine


Era tornato nel suo piccolo borgo, nascosto sotto la curva di un monte. Era arrivato da una terra lontana e silenziosa, dove gli orizzonti si confondono col cielo, e non era solo. Teneva per mano una donna con lunghi capelli neri, e con occhi profondi e misteriosi, che chiamava angelo; e, per i pochi rimasti nel borgo, lei era invece la rondine. Un giorno d'estate, mentre il tramonto spegneva le luci, e nelle ombre dei boschi si addormentavano i fiori, una nube azzurra la rapì. Da allora, nel paese raccontano che lassù, di notte, si sente una voce che ripete: "Non tornare, non mi troveresti".
I pochi vecchi rimasti nel borgo, a primavera, attendono la rondine



domenica 28 febbraio 2021

Il poeta

 

Quando muore un poeta, solo gli angeli piangono.

domenica 21 febbraio 2021

La tempesta

 

Vivevi nell'oasi di un deserto, dove il cielo riposa senza essere disturbato. Le stelle, di notte, venivano a sognare assieme a noi. Un giorno una tempesta ti portò via per sempre, e le stelle venivano a cercarti. 
Io cammino da solo in una città, con lo sguardo pensoso e confuso. Quando tutto è silenzio e la nebbia della pianura confonde gli orizzonti, la tua ombra mi prende per mano, e di nuovo, nella tristezza delle ore, ripercorro i sogni di allora. 

domenica 14 febbraio 2021

Recuerdo

 

Federico, perché non ti affacci al balcone del cielo in una notte macchiata di stelle? Non devi avere paura. Non ci sono più ombre nere con fucili ad aspettarti. A Granada ti cercano per la festa del cante jondo. Prendi per mano Ignacio Mejias, e le arene si riempiranno di tori ornati di rose. Stringi forte la mano a Manuel de Falla, e tutte le chitarre dell'Andalusia esploderanno. Le gitane danzeranno il flamenco, e sorriderà l'Andalusia del pianto.

domenica 7 febbraio 2021

Amo i tramonti

 

Amo i tramonti quando spengono le luci sulle colline, e le vigne delle Langhe si addormentano. Nelle acque del Belbo si specchiano le stelle e, mentre scorrono, raccontano. Anche il cielo, silenzioso e attento, ascolta e cattura i ricordi. Sulle buie colline, rumori di passi lenti e pesanti di un poeta e di un emigrante tornato da lontano, che ripete: "Le Langhe non si perdono".

(Nell'immagine, Cesare Pavese)