domenica 29 settembre 2019

Quel giorno

Percorrevo i sentieri di Casa del Monte per ritrovare i ricordi e i sogni di un tempo. Quel giorno le radure erano brulle, e il sole guardava altrove. Dall'alto delle querce, rumori ed echi oscuri. Quella sorgente che, mentre scorreva, mi parlava di te era una pietraia. Dalle alture scendeva la nebbia, portando immagini lontane - e tacevano i boschi.
Un vento sottile e crudele tormentava i miei sogni. Su quei muti e funerei sentieri, questa notte sognerà la luna.

(L'immagine è tratta da: https://www.fotocommunity.it/photo/nebbia-dautunno-giorgio-bornaccini/32338866)

domenica 22 settembre 2019

Dimenticherò

Casa del Monte, così vicina e da sempre lontana. Tu sul dolce appennino, e quel pezzo di cielo che è soltanto tuo. Ascolta le parole e i ricordi di un poeta che hai visto bambino. Da ragazzo, tra assolate terre straniere sognavo i tuoi sentieri, le falene sui fiori montani, il verde delle macchie, e la musica delle sorgenti che riempiva i silenzi di sogni. Tu che conosci i segreti dei boschi, i racconti del cielo e non solo, vienimi in sogno, e dimmi chi tagliò quel ramo da quella quercia e lo portò lontano.
Manterrò solo per me quel mistero, e lo dimenticherò. Casa del Monte, così vicina e per sempre lontana.

(Nell'immagine il dipinto Il sonno dell'innocenza, di Silvestro Lega, 1882ca)

domenica 15 settembre 2019

Casa del Monte

Lassù, sui pendii e nei boschi di Casa del Monte, la nebbia d'autunno riposa sui tronchi muti e spogli, e lontano dormono i monti, ombre nere. Sulla nuda terra tappeti di foglie morte, in balia dei venti, non hanno più lacrime. Scivola silenziosa tra giunchi, pallidi muschi ed erbe giallognole un'acqua chiara. In quel luogo sono rimasti soltanto due vecchi custodi della memoria. Raccontano che, di notte, una nebbia macchiata da un'ombra d'amore si ferma tra i giunchi per ascoltare il pianto di un bambino, e una nenia triste e sognante di una gitana. Forse è una leggenda, ma quei vecchi saggi giurano che sia vera.

domenica 8 settembre 2019

Ascolta

Amparo! Ricordi quante volte, in quella città vicina al deserto, volevi che ti raccontassi delle mie montagne? Oggi, solo e stanco, sono tornato lassù. Sui sentieri le ombre sono macchiate da fiori colorati. Sulle verdi felci giace un ramo caduto da un tronco ferito, e intorno echi di silenzi. Amparo!Ascolta la sorgente che trattiene lacrime e narra quel vecchio dolore. Non vedi la mia tristezza? Amparo! Oggi il cielo è azzurro e vicino come non mai. Scendi, e per un attimo dammi la mano: sognerò di aver camminato insieme. Troverai un vecchio con gli occhi di allora, e ti accorgerai che sono rimasto quel ragazzo al quale, in un giorno di sole, dicesti: "Arrivederci". E il deserto era più vicino.

domenica 1 settembre 2019

Solo

Fanciullo, io già non ero
come altri erano, né vedevo
come altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni - né mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Né il tripudio al mio cuore
io ridestavo in accordo con altri.
Tutto quel che amai, io l'amai da solo.
Allora - in quell'età - nell'alba
d'una procellosa vita - fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m'avvince -
dai torrenti e dalle sorgenti -
dalla rossa roccia dei monti -
dal sole che d'intorno mi ruotava
nelle sue dorate tinte autunnali -
dal baleno in cielo
che daccanto mi guizzava -
dal tuono e dalla tempesta -
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l'altro cielo)
di un dèmone alla mia vista -

(Edgar Allan Poe, Il Corvo e tutte le poesie, Grandi Tascabili Economici Newton, 2012. A cura di Tommaso Pisanti)

Civiltà

La civiltà e la felicità dell'uomo del XXI secolo consistono nel disprezzo del passato.