Era maggio. Quel giorno, ti accompagnavano assieme al lungo e lento tocco di una campana, e io non volevo esserci. Fuggivo lassù, sul nostro sentiero, mentre i fiori solitari e senza nome guardavano il cielo e i petali erano bagnati di lacrime.
Sui nostri boschi celesti il sole si addormentava, sulle creste il vento riposava e la campana taceva. Raggiungevo la piccola radura, il nostro regno. Stranamente erano cresciute roselline selvatiche, timide e fragili. Dalla selva, la luce profonda dei tuoi occhi mi fissava, e il dolce, felice sorriso mi faceva capire che eri per sempre quassù.
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