La sorella di mia nonna, alla quale ero molto affezionato, si chiamava Teodora, ed era nata nel 1893.
Nella sua lunga vita (morì infatti nel 1988), non si sposò mai, e, almeno per quanto ne so, non ebbe mai un fidanzato. Visse sempre da sola, in una casa costituita da due stanze, ed in una remota zona del paese del Frignano in cui sono nato.
Teodora era una sarta. Svolgeva il suo lavoro direttamente nelle case dei suoi clienti, dove trascorreva anche intere settimane cucendo e aggiustando gli abiti di chi l'ospitava.
Aveva abitudini molto regolari. Andava a dormire al tramonto del sole, mangiava pochissimo ed era molto religiosa. Tutte le mattine, infatti, si recava alla messa delle sei, affrontando un lungo tragitto da casa sua fino alla Chiesa, situata nel centro del paese.
Di fianco alla sua abitazione, c'era un piccolo appezzamento di terra sassoso, e un vecchio fico e rose selvatiche che lei curava con molto amore. Roselline delicate, dai colori tenui, modeste e quasi timide. Sembrava che avessero timore del vento.
Quando andavo a trovarla, la zia Teodora mi preparava l'orzo e immancabilmente mi regalava un sacchetto di mele durelle, fatte a pezzettini e seccate al sole. Era il regalo che preferivo.
Una volta mi disse di aver chiamato un uomo, il vecchio Beppe, ad innestarle le rose. Tempo dopo, prima che ci lasciasse per sempre, mi portò in quel piccolo pezzetto di terra sassoso, dove Beppe, con notevole maestria, aveva fatto davvero un buon lavoro: c'erano rose bianche, rosse, gialle ad incorniciare un'urna di legno con dentro una piccola statua della Madonna. In quell'occasione Teodora mi guardò e disse: "Ecco le rose della Madonnina".
Poco tempo fa, passeggiando con un amico qui in città, ho visto spuntare alcune roselline fuori delle reti di protezione di un giardino; così, all'improvviso, sotto lo sguardo costernato del mio amico, ho esclamato: "Ecco le rose della Madonnina!".
1 commento:
Great work.
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