Già ora, a maggio, il sole padano è implacabile. Non dà alcuna via di scampo, ti segue in tutte le direzioni. Ci si vergogna persino a guardare il cielo, color bianco latte ma "sporco". Non si vedono neppure colline o montagne in lontananza ad interrompere la pianura.
Prendo la bicicletta e mi dirigo verso un parco cittadino (che purtroppo non è certo quello della foto). Mi siedo su una panchina, vicino ad una fontana d'acqua, riparato dal verde tutt'intorno. Mi sembra di essere chissà dove.
Improvvisamente la quiete viene turbata dal rumore di una bicicletta che si blocca, chissà perché, proprio di fronte a me. Ne scende un autentico umarell ultrasessantenne, addirittura abbigliato da classico umarell che più umarell non si può: pantaloni corti, sandali, canottiera color senape, vene varicose gonfie, zanzare vicine in attesa che si sieda per poterlo pizzicare sulle nude gambe. Sorriso largo, sacchetto di plastica rigorosamente coop in mano, bestemmia come saluto.
Sopporto alcuni minuti, poi, con una scusa qualsiasi, me ne vado. Addio quiete!
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