San Pellegrino in Alpe è un minuscolo paesino situato a 1525 m di altezza, e divide la provincia di Modena da quella di Lucca. Vi sorge un santuario, che si può osservare nella foto a fianco, in cui sono deposte, dentro un'urna, le spoglie di due santi, San Pellegrino e San Bianco. E' proprio la loro posizione nel santuario a dividere le due province: il primo, infatti, è collocato in Emilia e il secondo in Toscana, pur essendo uno di fianco all'altro nel loro riposo eterno.
Il santuario è frequente meta di pellegrinaggi soprattutto fra i mesi di maggio e di settembre, e si tratta in genere di persone provenienti dalle valli circostanti.
Io nacqui a poco più di trenta chilometri da questo paese, in Emilia. Negli anni '50, quando ci capitava di fare il pellegrinaggio al santuario, percorrevamo tutto il lungo tragitto a piedi, fra sentieri stretti e spesso anche ripidi. Era una bellissima avventura.
Io mi ritenevo fortunato perché in genere facevo parte della comitiva di Giorgio, un simpatico ragazzo ventenne che ci guidava e che portava lo zaino con le provviste per il viaggio. Era davvero piacevole poter camminare per tanti chilometri, perché avevamo così l'opportunità di osservare il cambiamento del paesaggio circostante a mano a mano che proseguivamo nel nostro tragitto: prima incontravamo i castagneti poi, salendo, le querce e i cerri e infine i faggi, vedendo i quali sapevamo di essere vicini alla meta.
Giunti a San Pellegrino, Giorgio s'inventava sempre qualche bella favola per noi bambini. Ricordo che una volta m'indicò le foreste che si vedevano in lontananza e mi disse: "Vedi quel punto laggiù? Lì vivono gli gnomi. Sono omini piccoli che abitano in casette minuscole insieme alle loro famiglie. Girano con piccolissimi zaini nei quali ripongono bacche e semi che soltanto loro conoscono. Hanno anche delle chiesette dove si riuniscono e tutti gli animali della foresta sono loro amici, tanto che li avvisano se qualcuno vuole avvicinarsi. Gli gnomi sono sempre sorridenti e felici".
A questo racconto gli dissi: "Ma come fai a sapere queste cose se non li puoi incontrare?". Giorgio mi rispose: "Devi sapere che in quelle vicinanze viveva un vecchio eremita che un giorno ebbe la sfortuna di ammalarsi. Siccome gli gnomi erano a conoscenza dei movimenti del sant'uomo e lo apprezzavano molto, riempirono i loro zainetti di radici ed erbe che soltanto loro conoscevano e andarono nella sua capanna per curarlo, riuscendo a farlo guarire.
L'eremita, con enorme stupore, venne così a conoscenza dell'esistenza di questi piccolissimi esseri. Quando, dopo molto tempo, tornò al convento per morire, raccontò ai confratelli tutte le vicende del suo romitaggio, compresa la storia degli gnomi che l'avevano guarito.Proprio grazie a questi racconti, noi sappiamo che laggiù vivono gli gnomi".
Adesso Giorgio non c'è più, se n'è andato per sempre. Io sono tornato a San Pellegrino in Alpe, e mi sono fermato proprio in quel punto, là dove quel giorno mi fermai con Giorgio ed udii la sua favola. Ho visto in lontananza le belle foreste della Garfagnana, dove vivono gli gnomi, e non li ho disturbati. Mi sono incamminato verso il santuario e ho pensato di raccogliere un fiore per Giorgio. Ma poi mi sono trattenuto, pensando che se avessi strappato uno di quei fiori luminosi e selvatici avrei rovinato tutto: i fiori si sarebbero offesi di fronte ad un simile gesto.
Dopo ho guardato in alto: il cielo, macchiato da una nuvola soltanto, sembrava talmente vicino che avvertivo il desiderio di volare. Allora mi sono improvvisamente ricordato di quando raccoglievamo i mirtilli; così ne ho preso un rametto, l'ho portato nel santuario mettendolo vicino ai due santi deposti nell'urna e ho acceso una candela pensando a Giorgio: l'ho ringraziato per avermi fatto sognare quand'ero bambino. A proposito, io credo ancora agli gnomi!
Grazie Giorgio.
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