Eravamo seduti su un tronco di betulla e mi raccontava: "I sogni e le ferite sono nascosti lassù, sotto le lunghe ombre degli aceri". Il vento, quando passava, si fermava, ascoltava, e qualche volta piangeva. Poi, lentamente, se ne andava e dimenticava.
Nella mite luce dell'autunno, dagli aceri cadevano adagio foglie colorate di ricordi e macchiate di malinconia. Tra le ombre, il lamento di una chitarra andalusa. Di notte, saliva su una radura. Conversava con le stelle e chiedeva: "Prendetemi lassù con voi, la voglio vedere". Ma questo non me l'aveva detto.
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