Una nube macchiava l'orizzonte celeste. Da lontano, l'eco di un misterioso tuono. Mi muovevo adagio e con attenzione nel bosco novembrino, per non turbare gli ultimi sospiri delle foglie morenti.
Sui tronchi neri e spogli, sfumature di nebbie silenziose tra la quieta luce dell'autunno. In quei luoghi, dove a primavera, da bambino, giocavo solo, nascono fiori selvaggi. Ricordavo che fu lì, in un giorno di primavera, che si avvicinò con passi lievi una nobile signora. Mi accarezzò senza dirmi niente, e lentamente se ne andò. Quel giorno, tornavo bambino come allora, e credevo ancora a un sogno nascosto. Dai pendii scendeva lenta una nera foschia.
A maggio, sotto i tetti della mia vecchia casa, chiacchierano le rondini.
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