Avevo diciotto anni e, forse senza sapere perché, marciavo nel deserto. Da tempo vivo in città, dove gli orizzonti sono spenti e i sogni muoiono lentamente. Lo sguardo delle stelle è pensieroso e triste mentre, disperate, guardano altrove. Mi accompagna un ricordo, il volto di Aisha e il sorriso della bambina in quell'oasi silenziosa. Da sempre mi dà battiti di luce, visioni di cieli infiniti, la gioia del pianto e l'estasi della malinconia.
Vecchio e un po' bambino e speranzoso, sono salito fin lassù, sotto le ombre di cupi abeti. In quel luogo, il silenzo ascolta le parole e il vento risponde. Ho chiesto di Aisha e della bambina, ma il vento taceva. Da un abete si scioglieva la resina e, gocciolando, cadeva sulle mie spalle.
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