Lassù, nei miei amati boschi, dove da bambino giocavo da solo, c'è un luogo nascosto. Ha i colori di un mistico silenzio e le ombre della malinconia. Fu dimora di un santo eremita. Adesso è il mio eremo, dove vado a ricordare parole e sogni rimasti sotto le stelle di un deserto. A volte, sembra di udire la voce di una bambina lontana, che pronuncia il mio nome. Vorrei rispondere ma l'eco tace.
Tornerò lassù in autunno, la mia stagione preferita. Ascolterò i tuoni montani e guarderò la sofferenza delle foglie senza respiro sotto pallidi cieli. Acque chiare si disperdono tra erbe avvizzite e stanche, baciate qua e là da qualche fiore addormentato. Le piante spoglie, velate dalla foschia, assomigliano a crocifissi abbandonati dal cielo.
Dall'alto scendeva una lenta nebbia azzurra e un tiepido vento portava l'Adagio di Albinoni. E, nell'azzurro, gli occhi di Aisha mi cercavano.
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