Era d'ottobre. Vagavo, solo e malinconico, nella selva dorata. Dai sentieri, udivo una melodia che un dolce vento portava da lontano. Dall'infinito qualcuno mi guardava e, senza sapere perché, dicevo: "Padre nostro che sei nei cieli, ricordati di me e fammi rivedere Aisha anche solo per un istante". Una rosa di macchia, umile, silenziosa e pensante, aveva il tuo sguardo. E ti sentivo vicino.
In quel giorno d'ottobre dorato, ho nascosto nel mio cuore il tuo ricordo, le parole del silenzio, la luce dei tuoi occhi e la sinfonia del tuo nome: Aisha. Tra il fogliame, un triste lead del divino Schubert.
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