Il deserto è stato un buon maestro. Mi ha insegnato la dolcezza della malinconia, e la gioia delle lacrime.
La sabbia cancellava i passi lenti di uomini che, durante il giorno, marciavano con lo sguardo altrove. Nelle ombre delle dune, vedevo muschi montani. Di notte, la luna era vicina, vicina e amica, e le stelle piccole lanterne in cerca di Dio.
Di notte, lo stesso sogno: davanti a quella casa, che guardava il profilo dei monti, c'era un vaso di fiori e, sotto di esso, una chiave. Io la presi. Ma quel giorno, sotto a quel vaso, trovai anche un biglietto. C'era scritto: "Torno presto. Ciao".
Ora cammino sui marciapiedi affollati di una città, e il rumore dei miei passi m'incute paura.
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