Attraversavamo boschi e radure e tu guardavi i cieli infiniti. Arrivavamo quasi sul monte, il regno dove vivevi, e orizzonti ben definiti tracciavano i confini del nostro mondo.
Era d'ottobre e le dorate tinte autunnali avevano dipinto le selve. Era d'ottobre, te ne andasti prima che giungessero le nebbie, le grigie nebbie.
Dopo molti e molti anni, una notte d'inverno un gelido vento portò per un attimo la tua figura sui vetri della mia finestra. Ora non passa giorno e non trascorre notte che non ritorni il ricordo di quell'immagine.
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