Da bambino i miei compagni di giochi e di sogni erano le piante, le erbe, il vento, i temporali, il groviglio della boscaglia e i suoi abitanti, e tutto ciò che nasceva e moriva in quel regno. Ero contento che il sole non riuscisse a inondare di luce le foreste, perché altrimenti i miei segreti sarebbero stati scoperti.
D'inverno non potevo raggiungere quei luoghi incantati; così una volta, sul finire dell'estate, volli fare un regalo gradito agli animali dei boschi da me frequentati. Da un grosso masso abbracciato da edere verdi e da chiazze di muschio, vidi uscire uno zampillo d'acqua limpida e profumata d'erbe. Presi una grande, delicata e malinconica foglia e bevvi. In quel momento mi accorsi che l'acqua, ostacolata da piante che sapevano di menta e di limone, intonava una musica. Allora preparai una culla con felci e altre erbe, e misi un piccolo bambino Gesù in un incavo, non lontano dal melodioso zampillo.
I miei piccoli amici dei boschi si accorsero immediatamente di questa presenza. Usignoli, pettirossi e merli mantennero lindo l'ingresso dove giaceva il bambinello. I ghiri, prima del letargo, rinnovarono la culla con fogliame e pagliuzze secche, e le marmotte portarono mazzetti di agrifoglio prima del grande sonno. Gli scriccioli avrebbero vegliato durante il lungo inverno.
E fu così che, nella misteriosa notte di Natale, i lupi ebbero il privilegio di augurare buone feste al bambinello e ne furono entusiasti.
Nella calda stanza di città, colma di pacchetti colorati sparsi ovunque, e il tavolo pieno di ogni sorta di cibo, le luci si sprecano e m'infastidiscono. Con lo sguardo fisso a quei pacchetti luccicanti, qualcuno mi parla di notte magica e mi dà un calice in mano. In quel momento comprendo che la notte magica è lassù, dove la neve inonda la boscaglia con il suo bianco perfetto.
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